L’Eni si è accollata il pagamento delle garanzie di trasporto dovute da Gazprom: 20 milioni di euro che il colosso energetico russo si era reso disponibile a versare in rubli.
Per il momento, la situazione è salva. Ci ha pensato l’Eni, il più grande importatore di gas russo verso l’Italia, che ha messo fine alla diatriba a causa della quale, sabato scorso, sono state interrotte le forniture di gas attraverso l’Austria. Ad annunciarlo è stata la stessa Gazprom, che nel canale di notizie Telegram poco fa ha dichiarato che il problema delle nomine per il trasporto, complicato dalle nuove normative, pare possa dirsi risolto.
Telegram omaggia i buyer italiani
«Riprende il trasporto di gas russo attraverso il territorio austriaco. Gazprom, insieme ai buyer italiani, è riuscita a trovare una soluzione sul formato di interazione nel contesto delle modifiche normative avvenute in Austria a fine settembre - ha scritto Gazprom - L’operatore austriaco ha annunciato la sua disponibilità a confermare le nomine di trasporto di OOO Gazprom Export, il che consente di riprendere le forniture di gas russo attraverso l’Austria».
«Nessun impedimento geopolitico»
I flussi sono dunque pronti a ripartire, grazie all’offerta di Eni che ha deciso di accollarsi le spese: 20 milioni di euro in garanzie per la sicurezza che saranno versati all’Austria al posto della compagnia russa Gazprom, la quale ha detto invece di non poterle trasferire a causa di una modifica delle condizioni. Il nodo è quello della moneta: a partire da ottobre, infatti, l’Austria ha deciso di accettare solo pagamenti in euro, mentre Gazprom si era resa disponibile a pagare le garanzia monetarie per il passaggio del gas in rubli. Pur di riprendere la fornitura, l’Eni si è assunta un’importante responsabilità, convinta che non esista «assolutamente nessuna ragione geopolitica» con cui giustificare l’interruzione.
L’Ue e la decisione sul tetto al prezzo del gas
A trarne vantaggio l’Italia, fuori di dubbio, ma anche la Svizzera, di riflesso. Resta il fatto che le tensioni non accennano a scemare, anzi minacciano di accentuarsi. L’Ue non ha infatti ancora deposto l’idea di introdurre un tetto al prezzo del gas, osteggiato dalla Germania e contro il quale la Russia opporrebbe uno stop senza condizioni. Se ne riparlerà di nuovo questa settimana, in occasione della prossima riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’energia.
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