Lo ha dichiarato Faith Birol, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia in un’intervista.
«L’Europa dovrebbe essere pronta nel caso in cui il gas russo sia completamente tagliato fuori», ha detto Faith Birol, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), in un’intervista al Financial Times.
I progressivi tagli avvenuti negli scorsi giorni da parte di Gazprom all’Europa, non lasciano presagire nulla di buono. Rappresentano una premessa di altri tagli, sostiene Birol, nel tentativo di usarla come ‘leva’ per la guerra all’Ucraina. «Più ci avviciniamo all’inverno – ha sottolineato all’Ft – più comprendiamo le intenzioni della Russia. Credo che i tagli siano volti a evitare che l’Europa riempia gli stoccaggi e per aumentare l’influenza della Russia nei mesi invernali», ha aggiunto.
Si ricorre alle centrali a carbone
Alcuni paesi europei sono corsi già ai ripari per ridurre la domanda di gas. In risposta alla crisi sono state riaccese le vecchie centrali a carbone, nonostante disperdano nell’ambiente quantitativi molto elevati di gas serra. Cosa rimane da fare dunque? Stando a quanto dichiarato da Birol in vista di un ban totale da parte della Russia, i Paesi dovrebbero fare il tutto possibile per garantire il riempimento degli stoccaggi prima dei mesi invernali. Secondo Birol gli stati europei, “tutti” «dovrebbero prendere in considerazione il rinvio delle chiusure delle centrali nucleari, purché ci siano le condizioni di sicurezza».
Corsa alle rinnovabili
Solamente un anno fa, l’Iea affermava che il mondo non aveva bisogno di investire in nuovi giacimenti di petrolio e gas, se i governi volevano raggiungere gli obiettivi “Net zero” entro il 2050. Ma dall’ultimo rapporto, uscito oggi, emerge che non stanno facendo abbastanza e sono ben lontani dagli investimenti energetici totali che dovrebbero crescere quest’anno dell’8% a 2’400 miliardi di dollari, con la crescita proveniente dalle rinnovabili e costi più elevati. Birol a tal proposito ha affermato che senza l’adozione di politiche per ridurre il consumo di combustibili fossili, il mondo continuerà a dover fronteggiare le oscillazioni dei prezzi di petrolio e gas. «A meno che i governi si siedano al posto di guida e mobilitino maggiori fondi per creare una transizione energetica pulita, dovremo affrontare una estrema volatilità dell’energia».
Paesi in via di sviluppo: situazione preoccupante
Se l’Europa, nonostante i buoni propositi, sul fronte delle energie rinnovabili arranca ancora, i Paesi in via di sviluppo «mostrano una delle tendenze più preoccupanti». In quanto, secondo il capo dell’Iea, i loro investimenti in energia pulita rimangono ancora «relativamente deboli».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter