A prieno regime, la fabbrica francesce arriverà a produrre il necessario per equipaggiare 500.000 veicoli all’anno.
Una "gigafactory" nel nord della Francia sta per contrastare lo stradominio cinese nella produzione di batterie per auto elettriche. Il termine non è scelto a caso: gigafactory indica stabilimenti di grandi dimensioni che producono forniture per il mondo automotive più avanzato.
E quello francese - lunga 640 metri e largo 100 metri - sarà tra i primi stabilimenti in Europa a produrre batterie per auto elettriche.
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L’alba di una nuova industria
L’intervento rientra nel complesso processo di "reindustrializzare" della Francia, che punta a ritagliarsi un ruolo chiave in un settore in forte espansione qual è appunto quello delle auto elettriche.
Lo stabilimento sarà inaugurato a Billy-Berclau, nel nord della Francia. Titolare dell’impianto è la società Automotive Cells Company (ACC), nata dalla partnership tra TotalEnergies, Mercedes-Benz e Stellantis, quest’ultima titolare dei marchi Peugeot, Fiat e Chrysler.
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Produzione dal 2023
Secondo le previsioni, la fabbrica di Billy-Berclau inizierà a produrre componenti nell’estate di quest’anno, realizzando le prime vendite per la fine del 2023.
La valenza di questa nuova realtà è estremamente importante e simboleggia la decisa virata che il mondo dell’auto sta compiendo anche in Europa verso l’elettrificazione, specialmente in vista del provvedimento imposto dall’Unione europea che vieta la vendita di auto nuove a benzina e diesel a partire dal 2035.
Percorso tracciato
Il gruppo Automotive Cells Company è uno dei primi a produrre questi commenti in Europa. Dopo l’entrata in funzione dello stabilimento di Billy-Berclau, la Francia conta di realizzare nuove fabbriche sempre dedicate alla produzione di batterie. Si calcola che una volta a pieno regime, la fabbrica di ACC dovrebbe produrre il necessario per equipaggiare 500.000 veicoli all’anno entro il 2030.
Il Paese transalpino non è l’unico a spingere in questa direzione: negli ultimi anni sono stati annunciati in Europa una cinquantina di progetti analoghi, segno di come il vecchio continente non voglia rimanere troppo legato ai fornitori asiatici.
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