Il caos della guerra complica il mercato finanziario. USA e Regno Unito dicono stop al gas e petrolio russo e nel mentre la Russia viene dichiarata a rischio di imminente default. Cosa succede?
Sono trascorsi 14 giorni dall’inizio dell’invasione russa. E in queste ore, mentre il grido delle sirene antiaereo continua a generare panico sotto il cielo ucraino, si tenta l’ennesima apertura di corridori umanitari. Nel frattempo il presidente americano, Joe Biden, ha annunciato che non saranno più accettate importazioni di petrolio, gas e carbone russo. Scelta che è stata adottata anche dalla Gran Bretagna, nella speranza di dare un significativo colpo all’economia russa, costringendo il presidente Vladimir Putin a rivedere la propria posizione sul conflitto.
Mercato globale
Il conflitto tra Russia e Ucraina rende sempre più complicato il mercato economico e finanziario del mondo intero. Una situazione di per sé già altamente instabile a causa della crisi delle materie prime ed energetica di cui è protagonista soprattutto l’Europa. Per evitare errori che portino verso lo scenario devastante di un conflitto mondiale, il G7 sceglie per ora la strada delle sanzioni, confidando nella portata dei suoi effetti.
La Russia sta per fallire?
Una settimana fa l’agenzia Fitch aveva evidenziato che gli effetti delle sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, riguardo al divieto di transazioni con la Banca centrale Russa, avrebbero avuto un impatto importante sui fondamenti del credito russo rispetto a qualsiasi altra sanzione. In questo modo le riserve internazionali russe sono state rese inutilizzabili per l’intervento in valuta estera.
Nelle scorse ore, l’agenzia ha deciso nuovamente di abbassare il rating delle obbligazioni russe, da ‘B’ a ‘C’ poiché il default sembra “imminente”. Si tratterebbe di “un’insolvenza obbligazionaria” ormai prossima a causa dell’isolamento finanziario del Paese dopo l’invasione dell’Ucraina. Nella sua analisi, l’agenzia di rating ha spiegato il downgrade come conseguenza del decreto approvato in Russia il 5 marzo che potenzialmente potrebbe forzare la ridenominazione dei pagamenti del debito sovrano in valuta estera e in valuta locale per i creditori di determinati paesi. Fitch fa riferimento alle misure messe in campo da Mosca per rimborsare in rubli alcuni creditori che detengono obbligazioni russe denominate in valuta estera, il cui valore è crollato dall’inizio della guerra.
Stando alle informazioni raccolte, a partire poi dal 9 marzo, la Banca centrale della Russia (Cbr), guidata da Elvira Nabiullina, ha vietato agli istituti finanziari nazionali di vendere valuta in contanti a cittadini titolari di conti aperti da meno di sei mesi, nel tentativo di fermare il crollo del rublo. Agli altri è consentito prelevare fino a $ 10.000 in contanti, ma i prelievi aggiuntivi saranno in rubli ai tassi di cambio di mercato.
Settimana scorsa dall’istituto bancario è stato poi ordinato ai broker di addebitare il 30% sulle conversioni di valuta e vietati i trasferimenti di contanti dalla Russia superiori a $ 10.000. Con questi termini, i cittadini russi si sono affrettati a prelevare contanti sia in valuta estera che in rubli, nel mentre i mercati sono crollati.
Pil mondiale al ribasso
Stando all’agenzia S&P il Pil russo crollerà dell’8,9% quest’anno e di un ulteriore 3% nel periodo 2023-2024. Complice la drastica riduzione di investimenti ed esportazioni, la risalita dell’inflazione e la svalutazione del rublo. Questa situazione mette a rischio anche il Pil mondiale che punta al ribasso. Per S&P, l’economia mondiale avrà un calo di 70 punti base e l’Europa sarà la più colpita, con una crescita rallentata al 3,2% (1,2% in meno). Gli USA, meno coinvolti dal terremoto economico russo, cederanno ma solo dello 0,7%.
Guerra alle sanzioni
Embargo sul petrolio russo da parte di Stati Uniti e Regno Unito e sanzioni dei G7 per affossare l’economia russa, rendono la situazione più precaria che mai. Mosca ha emesso un ordine in cui dichiara la limitazione del commercio di alcuni beni e materie prime in risposta alle sanzioni, senza specificare di cosa si tratta.
Dipendenza energetica
Le sanzioni contro la Russia tuttavia stanno incidendo anche sull’economia globale. Lo stop all’avvio a Nord Stream 2, gasdotto realizzato tra Russia e Germania, ha comportato nei giorni scorsi il licenziamento dei dipendenti della società con sede a Zugo. Al momento l’azienda non ha dichiarato ancora il fallimento.
Gli Stati europei, come la Germania, sono strettamente dipendenti dal gas russo. Berlino compra il 50% del fabbisogno della nazione dallo stato di Vladimir Putin e nelle ultime ore i flussi provenienti dal gasdotto Yamal-Europa (dalla Russia attraversa la Polonia e arriva in Germania) dopo essersi drasticamente ridotti nei giorni scorsi, si sono azzerati. Lo ha dichiarato la società di gestione tedesca Gascade a fonti di stampa internazionali. Uno tra i tre gasdotti che alimenta l’Europa, Yamal vale da solo il 10% delle forniture totali di gas proveniente dalla Russia.
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