Mentre in Germania i tagli da parte di Gazprom hanno fatto scattare la fase due del piano di emergenza sul gas, in Italia Mario Draghi chiede all’Europa di applicare un tetto sul prezzo del combustibile. E in Svizzera?
Più di una settimana fa la Russia riduceva del 60% le forniture di gas all’Europa, una decisione a cui ha fatto seguito la mossa messa in campo dalla Germania: avanzare nel piano di emergenza sul gas, con l’attivazione delle super inquinanti centrali a carbone. Nel frattempo, in Svizzera, il ceo del colosso energetico Axpo Christoph Brand avvertiva in un’intervista a Blick Tv sulle possibili carenze di elettricità per il prossimo inverno. Uno scenario non nuovo, evocato già da tempo dalla Commissione federale dell’energia elettrica (Elcom), a causa della situazione a dir poco preoccupante presente al di fuori dei confini.
Sì perché anche questa mattina i contratti sul gas naturale ad Amsterdam hanno superato quota 130 euro/megawattora (venerdì avevano superato i 135 euro/megawattora) e mentre il presidente del consiglio italiano Mario Draghi invoca un tetto sul suo prezzo, l’Europa rimbalza ad ottobre ogni misura.
Tagli di Gazprom, quali conseguenze anche per la Svizzera?
Sorge spontaneo chiedersi quali siano le ripercussioni causate dalle strozzature imposte da Gazprom all’Eurozona al nostro Paese.
«La Svizzera non ha rapporti di fornitura diretta con la Russia o Gazprom», precisa Thomas Hegglin, portavoce dell’Associazione svizzera dell’industria del gas Gazenergie. «La sicurezza dell’approvvigionamento di gas in Svizzera - spiega - è attualmente stabile e c’è abbastanza gas anche per l’industria, tuttavia negli ultimi giorni i prezzi sono nuovamente aumentati drasticamente a causa degli sviluppi attuali. E non si può escludere che la Russia continui a tagliare le forniture di gas all’Europa».
Rimane però il dubbio per l’inverno prossimo poiché a quanto pare «gli impianti di stoccaggio del gas europei non possono essere riempiti come previsto. Tuttavia in Germania si possono ancora fare scorte e presto gli attuali livelli di riempimento dovrebbero raggiungere il 60%, un valore molto buono per questo periodo dell’anno».
Ma da dove proveniente il gas importato in Svizzera?
«L’industria svizzera del gas acquista gas dai mercati di Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia, quindi non direttamente dalla Russia. Se c’è troppo poco gas in questi Paesi, ciò potrebbe anche portare a strozzature nell’approvvigionamento in Svizzera. Ad ogni modo, l’industria svizzera del gas sta facendo grandi sforzi per garantirne le scorte per il prossimo inverno e, nell’ambito della Winter Supply Task Force, sta costruendo una corrispondente riserva di gas insieme alla Confederazione. L’industria sta acquisendo diritti di opzione per gas non russi e capacità di stoccaggio sulle piattaforme di trading dei suddetti paesi».
Gas ed energia elettrica, sono collegati?
Un altro nodo da sciogliere riguarda il legame tra fornitura di energia elettrica e tagli all’approvvigionamento di gas. «La fornitura di energia elettrica in Svizzera è indirettamente influenzata dai tagli al gas. – commenta Claudia Egli, portavoce dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES) - Ciò si spiega con il fatto che la Svizzera, a differenza dei nostri vicini europei, non ha praticamente alcuna produzione di elettricità basata sul gas naturale. Le statistiche mostrano che viene utilizzato solo l’1% circa del gas naturale, in modo particolare da alcuni impianti di incenerimento dei rifiuti e di accoppiamento forza-calore. D’altra parte, essendo parte del mercato europeo, la Svizzera risente automaticamente di un’impennata dei prezzi dell’elettricità sul mercato europeo dovuto all’aumento del costo dei combustibili (in particolare del gas naturale), nonché di possibili problemi di approvvigionamento o di una possibile mancata produzione di energia elettrica a gas».
Una situazione non semplice che crea tensione, oltre ad accrescere l’attuale volatilità dei mercati elettrici, già di per sé elevata.
Approvvigionamento di energia: una priorità
La Svizzera ha un piano per fronteggiare un’eventuale situazione di emergenza?
«La sicurezza dell’approvvigionamento è una priorità e un’urgenza, in Svizzera come in Europa. I rifornimenti invernali - prosegue Egli - corrispondo alle fondamenta della guerra. E per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento attraverso il raggiungimento degli obiettivi di politica energetica e climatica, è essenziale potenziare tutte le energie rinnovabili, soprattutto con un focus sulla produzione invernale».
In Svizzera dunque si punta tutto o quasi sulle rinnovabili. A pochi chilometri di distanza da Zurigo però, al di là del confine, il governo tedesco ha deciso di ricorrere alle vecchie e super inquinanti centrali a carbone per colmare la mancanza di gas. Una misura «deplorevole e soprattutto sfavorevole dal punto di vista della politica climatica - per la portavoce di AES -. Tuttavia una scelta comprensibile per via della "crisi del gas", citata dal ministro dell’Economia tedesco a cui Berlino è costretta a far fronte».
Precipitazioni scarse, diminuiscono i bacini idroelettrici
Tradizionalmente la Svizzera si affida all’energia idroelettrica, grazie agli oltre 1500 laghi, fiumi, corsi d’acqua e ghiacciai che fanno della nazione un vero e proprio serbatoio idrico. L’energia generata dalla forza dell’acqua rappresenta dunque il pilastro portante dell’approvvigionamento elettrico della Svizzera. Purtroppo però in questi anni le scarse precipitazioni non permettono il rifornimento di grandi volumi. Per questo secondo l‘AES dovrebbe essere potenziata. «Il Consiglio federale propone di creare una riserva idraulica fuori mercato, per colmare situazioni critiche di approvvigionamento che potrebbero presentarsi in particolare in inverno. Tale riserva idraulica non creerà tuttavia alcun kilowattora aggiuntivo, ma consentirà di metterne da parte alcuni per eventuali situazioni di emergenza che si verificherebbero verso la fine dell’inverno.
Per integrare le riserve idrauliche – che non saranno sufficienti – il Consiglio federale sta studiando anche soluzioni per centrali a gas di riserva, che potrebbero essere utilizzate in caso di emergenza a breve termine. Sarà ovviamente necessario esaminare la questione dell’approvvigionamento e del luogo predisposto per una centrale a gas».
Dobbiamo aspettarci improvvise interruzioni di corrente?
«Dallo scorso ottobre, la sicurezza dell’approvvigionamento è diventata centrale. Se la Svizzera non teme particolarmente un guasto o un blackout, la minaccia di una penuria viene presa sempre più sul serio dal settore dell’energia, dalla Elcom (che da anni lanciano l’allarme) e dal Consiglio federale».
Rincari sulle bollette
Una situazione ben complessa che si traduce in rincari per aziende e singoli cittadini: «La difficile situazione dei prezzi sui mercati all’ingrosso dell’elettricità significa che i prezzi dell’elettricità in Svizzera dovrebbero aumentare per i consumatori finali nella fornitura di base. Per poter effettuare una prima stima dell’andamento dei prezzi, l’AES ha svolto all’inizio di maggio un’indagine tra i suoi membri. Le risposte ricevute consentono di trarre una conclusione rappresentativa per l’intera Svizzera.
Secondo l’indagine AES, la metà degli intervistati dovrà aumentare il prezzo dell’elettricità nella fornitura di base di circa il 20% o più l’anno prossimo». In poche parole: «Un aumento del prezzo dell’elettricità da 21 cent per kilowattora nel 2022 a circa 25 cent per kilowattora nel 2023 comporterebbe un aumento dell’onere finanziario di circa 180 franchi svizzeri per una famiglia che vive in un’abitazione di 5 locali con consumo annuo di 4.500 kilowattora. Per le attività commerciali, ad esempio una grande panetteria o un locale di ristorazione, con un consumo annuo di 150.000 kWh, sono previsti costi aggiuntivi di circa 6000 franchi svizzeri.
Il prezzo dell’energia elettrica per i clienti finali in fornitura base ha tre componenti: costi di rete (ca. 49%), energia (ca. 33%) e tasse (ca. 18%). È soprattutto la quota Energia, a cui fa riferimento l’indagine AES, ad aumentare, a volte in modo deciso».
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