Esportazione non autorizzata: conclusa l’indagine dell’Eagle I avvistato in Ucraina

Sara Bracchetti

21 Giugno 2023 - 15:18

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Il blindato, prodotto in Canton Turgovia, era stato fotografato vicino a Bakhmut in violazione di un obbligo di non riesportazione: questo l’esito dell’indagine avviata dalla Seco, presentata oggi al Consiglio federale.

Esportazione non autorizzata: conclusa l'indagine dell'Eagle I avvistato in Ucraina

Tre mesi di indagine, per definire per quale ragione il veicolo blindato Eagle I, prodotto dalla società svizzera General Dynamics European Land Systems - Mowag GmbH, Canton Turgovia, alla fine di marzo si trovasse in Ucraina, vicino a Bakhmut. La notizia aveva fatto scalpore, tanto da convincere la Seco ad avviare immediatamente un’inchiesta. Oggi i risultati, presentati al Consiglio federale dal capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca: l’Eagle I avrebbe violato una dichiarazione di non riesportazione presentata dall’ex direttore di una società privata tedesca, al quale non sarà dunque più concesso materiale bellico proveniente dalla Svizzera.

Dalla Svizzera alla Danimarca, poi la Germania

La prima esportazione risalirebbe all’inizio degli anni Novanta, quando 36 Eagle I erano stati inviati in Danimarca. Da qui, 27 di loro erano stati poi ceduti a una società privata tedesca, con il consenso della Svizzera e previo impegno a non trasferirli altrove. Senonché, nel 2018 il direttore aveva deciso di rilevarli, demilitarizzarli e renderli sua proprietà.

L’equivoco dei veicoli demilitarizzati

Secondo le dichiarazioni dell’ex direttore e gli accertamenti condotti in collaborazione con la Germania, 11 veicoli erano stati infine esportati in Ucraina; fatto di cui le autorità tedesche erano a piena conoscenza, ma non la Seco, che avrebbe dovuto pronunciarsi a favore o contro. L’ex direttore si sarebbe giustificato con la convinzione che l’iniziale dichiarazione non fosse più pertinente, dal momento che aveva provveduto a demilitarizzarli rimuovendo la copertura blindata.

Il rischio di riesportazione indesiderata

Le conseguenze saranno ora solo per lui, non essando la violazione stata commessa dalla Germania ma per iniziativa personale di un privato cittadino. In applicazione dell’articolo 22a capoverso 2 lettera d della legge sul materiale bellico, la Seco ha pertanto deciso di non più autorizzare esportazioni di materiale bellico a tale persona a causa dell’elevato rischio di riesportazione a un destinatario finale indesiderato. Le dogane svizzere hanno ricevuto l’ordine di sospendere ogni eventuale consegna in corso.

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