Il sorpasso demografico è questione di giorni e forse c’è già stato: complice il calo del tasso di natalità cinese, che si traduce anche in un invecchiamento della forza lavoro e in una riduzione della capacità economica.
La domanda, a questo punto, è scontata. Se la Cina viene sorpassata dall’India, per quanto riguarda il numero di abitanti, dovrà cedere il passo anche per quel che riguarda l’economia? La risposta, a quanto pare, è ancora più ovvia.
Un miliardo e 428 milioni di individui
Ormai si tratta solo di poche settimane; anzi, secondo qualcuno il tutto è già avvenuto, nell’inconsapevolezza di numeri che è difficile quantificare nel momento esatto. Entro la fine di giugno, dicono i resoconti odierni, l’India diventerà il Paese più popoloso al mondo, raggiungendo la quota di 1,428.6 miliardi rispetto ai 1,425.7 miliardi della Cina, al secondo posto: in due fanno il 36% del totale mondiale, pari a 8,045 miliardi. Al terzo posto gli Stati Uniti, con 340 milioni che, al confronto, sono imbarazzanti.
Un sorpasso con 7 anni di anticipo
La stima è dello State of World Population Report del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unpfa), che ha anticipato di ben sette anni il momento fatidico: secondo le ipotesi iniziali, infatti, il sorpasso sarebbe dovuto avvenire nel 2030. Ad accorciare di così tanto i tempi, un fattore che sta suscitando al contempo interesse e qualche preoccupazione: il calo della natalità in Cina a partire dal 2022, che nemmeno il via libera al terzo figlio, nel 2021 e dopo decenni di politica del figlio unico, ha saputo contrastare. Per questa ragione, alla fine del secolo l’India potrebbe addirittura doppiare la Cina, quanto a numero di abitanti.
Il 25% degli indiani ha meno di 14 anni
Ma non si tratta solo di cifre. Si tratta anche di età e di potenzialità. La popolazione indiana è anche molto più giovane di quella cinese, con un 25% al di sotto dei 14 anni, il 18% nella fascia 10-19 e il 26% fra 10 e 24, contro rispettivamente il 17%, 12% e 18% della Cina. Questo apre scenari nuovi anche per quanto riguarda l’economia, grazie a una forza lavoro più energica che si proietta nel futuro.
Economia dieci volte più forte in 25 anni
Non a caso, l’industria si trova in una fase di rapida espansione, specie per quanto riguarda i settori tecnologico e sanitario. In soli 25 anni, l’economia è cresciuta di dieci volte e oggi tutti ormai possiedono un conto in banca, a fronte del 17% del 2008. Con un Pil di oltre 3,46 trilioni di dollari, in crescita del 10,5%, e un deficit fiscale al 5,9%, attualmente l’India è la quinta economia mondiale e nel giro di sei anni dovrebbe salire al terzo posto.
Cina alle prese con i costi delle pensioni
L’invecchiamento della popolazione cinese e il calo del tasso di natalità giustificano qui i timori di una incombente crisi demografica. Oltre alla diminuzione della forza lavoro, la Cina si troverà infatti ad affrontare spese sempre più importanti per quel che riguarda le pensioni, che le costeranno il 20% del Pil contro il 4% dell’India. La quale, invece, trarrà profitto dal cosiddetto “dividendo demografico”, grazie al quale il governo indiano risulterebbe invogliato a espandere le opportunità lavorative.
Cambiamento climatico? L’India non c’entra
Ma come inciderà questo cambiamento sulle condizioni di vita? Secondo l’Unpfa, «non esiste un numero perfetto di persone, né dovremmo prescrivere un numero di figli che ogni donna dovrebbe avere. La storia ha mostrato i danni che questo tipo di pensiero può causare, come l’eugenetica e il genocidio». Da smentire anche l’ipotesi secondo cui una maggiore fertilità peggiorerebbe la crisi climatica: «Il 10% più ricco delle persone, che tende a vivere in paesi a basso tasso di fertilità, è responsabile di quasi la metà di tutte le emissioni di gas serra».
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