Centinaia di miliardi di euro di investimenti per stare al passo con Usa e Cina: questa la raccomandazione della Commissione europea per riequilibrare i mercati.
Se l’Europa vuole stare al passo con i tempi, e continuare a essere punto di riferimento nel mondo per quel che concerne il settore industriale, non ha molte strade tra cui scegliere. La via, anzi, è una sola: scommettere sul proprio futuro. Come poi questo si traduca nei fatti, è più semplice di quel che si creda. Bisogna investire, molto, per non essere da meno degli altri. Parola di Ursula von der Leyen, secondo cui nei prossimi anni serviranno finanziamenti per centinaia di miliardi di euro.
La Cina scommette sulle tecnologie pulite
Non è per dire: le affermazioni della presidente della Commissione sono supportate da numeri ben precisi. Non si può, cioè, restare indietro rispetto a quanto sta facendo la Cina, che programma di spendere oltre 280 miliardi di dollari per le tecnologia pulite. Altrettanto bene si stanno muovendo gli Stati Uniti, ha spiegato oggi la von der Leyen: più di 360 miliardi sono stati mobilitati grazie all’Inflaction Reduction Act. Inoltre, gli americani si sono dimostrati molto sensibili al tema del cambiamento climatico, per contrastare il quale hanno avviato un piano di aiuti di stato da centinaia di miliardi di valore.
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Concorrenza distorta se l’Europa resta indietro
E l’Europa? L’impressione che proceda un po’ a rilento va eliminata al più presto, pena la perdita della nomea di sede industriale nel mondo. Bisogna dunque accelerare nell’investimento sulle tecnologie pulite, così da allentare la pressione cui l’Europa è sottoposta a causa dell’attenzione più significativa rivolta all’argomento da altri Paesi, con la conseguenza di una distorsione delle condizioni di concorrenza. La raccomandazione dell’Europa, presentata oggi, è insomma una e sola: avanti tutta.
Un fondo di sovranità entro metà anno
L’idea è di istituire un fondo di sovranità verso la metà dell’anno, così da garantire ai più l’accesso a tecnologie rispettose del clima. Si andrebbe ad aggiungere ai fondi già esistenti, però ancora troppo modesti. «Al momento dobbiamo lavorare con quello che abbiamo adesso», ha dichiarato la presidente, senza fornire dati più precisi. In una bozza precedente del documento presentato oggi, si parlava però di almeno 170 miliardi entro il 2030, solo per il solare, l’eolico, le pompe di calore a batterie e l’idrogeno.
Il rischio di squilibri interni
Se questo non avvenisse, le imprese potrebbero decidere di spostarsi altrove, assieme a migliaia di posti di lavoro. Questo lo scenario peggiore prospettato dall’Ue, ai cui Stati - secondo il parere del commissario europeo Margrethe Vestager - dovrebbe essere garantita l’opportunità di lanciare controprogrammi in risposta ai sussidi dei paesi terzi. Il tutto con la massima attenzione e supervisione, perché c’è un altro rischio da evitare: che Paesi europei più attrezzati di altri, come la Germania, possano strafare, esacerbando differenze e creando pericolosi squilibri interni.
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