L’andamento molto positivo delle esportazioni di orologi svizzeri registrato sin dall’inizio dell’anno è proseguito spedito anche a luglio.
Come comunicato oggi dalla Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH), l’andamento positivo iniziato nel 2022 ha conosciuto il suo picco nel mese appena trascorso. Le esportazioni di orologi sono cresciute dell’8,3% su base annua, mentre nei primi sette mesi dell’annata in corso l’export è cresciuto dell’11%, assestandosi a quota 14,1 miliardi di franchi.
Il settore orologiero si colloca in controtendenza rispetto alle tendenze di import/export del mercato svizzero.
I materiali che hanno venduto di più
Considerando i valori dello scorso anno, gli orologi d’acciaio (+9,5%) sono stati la principale voce in crescita dal punto di vista delle vendite (844 milioni di franchi), mentre quelli composti da altri metalli (CHF 74,4 milioni, +34,0%) e da altri materiali (CHF 131,2 milioni, +54,1%) hanno prodotto gli aumenti incrementi più elevati in termini di percentuali. Questi ultimi sono quelli che hanno venduto la maggior quantità di unità (336,3mila, +17,7%). Il bilancio finale relativo ai soli orologi, recita un incremento nelle vendite dell’8,9% (CHF 2,1 miliardi) e una decrescita del 2,7% delle unita vendute (1,5 miliardi).
La crescita per range di prezzo
Gli orologi con prezzo superiore a 500 franchi (costo all’esportazione), che rappresentano più di un terzo dei volumi e quasi il 95% del fatturato, sono cresciuti uniformemente sia in valore (+10,8%) che in numero di articoli (+10,7%). Il segmento di prodotti tra i 200 e i 500 franchi ha continuato a registrare una significativa tendenza al ribasso (-29,2% in valore) che persiste quasi ininterrottamente dall’inizio del 2020. Al contrario, gli orologi con prezzo inferiore ai 200 franchi (+5,3% di vendite) hanno registrato il sesto mese positivo dell’annata.
Quali paesi comprano più orologi
In termini di come i paesi del mondo si dividono le fette del mercato orologiero, gli Stati Uniti (+13,5%) hanno confermato il rallentamento della crescita iniziato a giugno, pur mantenendo stabile il loro primato.
La Cina (+18,4%) è tornata a crescere dopo l’abolizione delle principali restrizioni per il Covid, dopo un secondo trimestre in flessione (-43,3%). Al contrario, Hong Kong (-11,9%) non è riuscita ha registrare alcun miglioramento a luglio. A dimostrazione della scarsa linearità che persiste nei mercati asiatici, Singapore (+29,1%) ha registrato una forte crescita, mentre il Giappone (-1,4%) ha subito un rallentamento temporaneo.
In Europa (+8,0% rispetto a luglio 2021), i principali mercati hanno prodotto una crescita superiore alla media, come accaduto in Regno Unito (+11,8%), Francia (+11,5%), Germania (+12,6%) e Italia (+31,3%).
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