Ancora una volta, a trainare il rincaro sono i prezzi dei prodotti energetici.
L’inflazione non molla nell’Eurozona che a settembre si è attestata al 9,9%, a fronte del 9,1% registrato ad agosto. A darne notizia, l’ufficio di statistica dell’Unione europea (Ue), Eurostat, che ha rivisto le previsioni che la davano al 10%.
I prezzi dell’energia hanno registrato il maggior aumento, in crescita del 40,7%, ad agosto fermi al +38,6%. Per i Paesi membri dell’Ue l’inflazione si attesta al 10,9%, contro il 10,1% avuta ad agosto.
Togliendo i prezzi dell’energia, nell’Eurozona l’inflazione è stata al 6,4%. E per quanto riguarda il settore alimenti, i prezzi sono rincarati dell’11,8%, per il tabacco del 10,1%.
I tassi più alti li hanno registrati i Paesi Baltici: in Estonia il rincaro arriva al 24,1%, in Lituania al 22,5% e in Lettonia al 22%. Mentre quelli più bassi da Francia al 6,2%, Malta al 7,4% e Finlandia all’8,4%.
Nuovo record in Gran Bretagna
A settembre in Gran Bretagna, i prezzi al consumo sono tornati al livello massimo di 40 anni, registrato a luglio. Lo scorso mese, infatti, il tasso dell’inflazione è salito al 10,1%, contro il 9,9% di agosto. Superando dunque le aspettative di mercato di un tasso al 10%.
L’inflazione core, esclusi energia, cibo, alcol e tabacco è salita a livelli record, del 6,5% su base annua, a fronte del 6,4% atteso. Su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,5% a settembre, prezzi che sono stati calmierati – secondo l’Ufficio nazionale di statistica - `da un calo parziale dei prezzi del carburante.
Con queste prospettive, la Bank of England (BoE) sarà chiamata ancora una volta, a mettere mano al tasso di riferimento. A questo giro si ipotizza una stretta più severa, stimata per 100 punti base. Nonostante la maggior parte dei membri della BoE preferisca un aumento di 75 punti base.
D’altra parte il compito delle banche centrali, come ha ricordato qualche tempo fa il presidente della Bns, Thomas Jordan, consiste nel controllare i prezzi e contenere dunque l’inflazione. Non aumentare il tasso guida per tempo, significherebbe appesantire i mercati e condurre il Paese verso una situazione ancora peggiore.
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