Ecco come cambia il peso dei prodotti all’interno del paniere di valutazione.
A gennaio 2023 l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,6% rispetto al mese precedente, attestandosi a 105,0 punti (dicembre 2020 = 100). Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il rincaro è stato del +3,3%. È quanto emerge dai risultati dell’Ufficio federale di statistica (UST).
Le ragioni dell’aumento
La crescita dello 0,6% rispetto al mese precedente è riconducibile a vari fattori, tra cui l’aumento dei prezzi di elettricità e gas. Sono aumentati anche i prezzi dei pernottamenti in albergo, come pure quelli del pane e del caffè. Sono invece diminuiti i prezzi del trasporto aereo e dei prodotti petroliferi, come pure quelli dell’abbigliamento e delle calzature, calati a causa dei saldi stagionali.
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Come cambia il paniere
Per tener conto dell’evoluzione delle abitudini di consumo, dal dicembre 2001 il paniere tipo dell’indice dei prezzi al consumo è ponderato a cadenza annuale. All’indagine partecipano circa 3400 economie domestiche estratte a caso. In seguito questi dati sono stati generalizzati per ottenere una struttura media delle spese.
Di norma, le ponderazioni del paniere tipo si basano sui risultati dell’indagine sul budget delle economie domestiche di due anni prima, indicizzati in funzione dell’andamento dei prezzi fino a dicembre dell’anno precedente.
Chi sale
Nel 2023, i coefficienti di ponderazione dell’indice dei prezzi al consumo subiscono nuovamente variazioni. Ad esempio il coefficiente di ponderazione del gruppo principale dei ristoranti e alberghi è salito dal 5,8 al 9,3% (+3,5 punti percentuali); quello del gruppo principale tempo libero e cultura dal 6,8 all’8,2% (+1,4 punti percentuali). In aumento anche la quota che le economie domestiche spendono per i trasporti (+1,1 punti percentuali).
Chi scende
È invece diminuito il peso nell’indice dei prezzi al consumo del gruppo principale prodotti alimentari e bevande analcoliche, passato dal 12,6 all’11,0% (–1,6 punti percentuali), e quello della salute, sceso dal 16,7 al 15,3% (–1,4 punti percentuali). Si è ridotto
notevolmente anche il peso degli affitti delle abitazioni, passando dal 19,6 al 18,6% (–1,0 punti
percentuali).
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