Oltre a provocare danni a contadini e allevatori, la presenza di questi animali è una minaccia anche per turisti ed escursionisti?
Gli attacchi dei lupi agli animali da reddito sono in aumento in Ticino e nei Grigioni. Se negli scorsi anni, infatti, si contava qualche decina di predazioni all’anno, nel 2022 si sono moltiplicate di 5 o 6 volte. Gli esemplari singoli e i branchi avvistati sulle Alpi aumentano a un ritmo preoccupante, minacciando il settore dell’allevamento e causando ripercussioni anche in molti altri contesti. Per contenere il fenomeno, i Cantoni e la Confederazione hanno messo mano a una serie di norme per proteggere al meglio il bestiame, agevolando l’abbattimento dei predatori, misure che però non convincono i lavoratori del settore primario, poiché a volte sono costretti a stravolgere le loro abitudini, nonché ad affrontare gravi perdite.
Circa 200 lupi in Svizzera
Il conteggio esatto di lupi in Svizzera è incerto, ma le stime più affidabili indicano la presenza di almeno 180 lupi suddivisi in 16 branchi. Numeri che sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni, e che risultano troppo alti per una convivenza con l’uomo e le sue attività.
Il canton Ticino è uno dei territori in cui la diffusione del lupo è più evidente: «Una prova di questa espansione, è il fatto che si contavano massimo una decina di predazioni all’anno prima del 2020, poi nel 2021 sono aumentate a 50, mentre per il 2022 siamo arrivati a 298» ha affermato Armando Donati, presidente dell’Associazione Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP), a MoneyMag.
Situazione analoga nel cantone dei Grigioni, dove il bilancio delle misure di protezione del bestiame per l’anno 2022 ha conteggiato oltre 500 capi predati in tutto l’anno, un dato che rappresenta un record per la regione. Dei 5,7 milioni di franchi che il Parlamento federale ha messo a disposizione dei Cantoni per le misure di protezione del bestiame, solo ai Grigioni sono toccati 1,5 milioni.
Quanti orsi ci sono in Svizzera?
Oltre ai lupi, ormai diventati una preoccupazione quasi quotidiana in Ticino e in Svizzera, alcuni recenti fatti hanno creato qualche allarme anche per un altro grande predatore: l’orso bruno. In Italia, in Trentino Alto Adige, uno di questi grandi mammiferi si è reso protagonista di uno spiacevole fatto di cronaca due settimane fa, aggredendo e uccidendo un giovane durante una sessione di jogging.
Questi predatori solitamente non interferiscono con l’uomo, e sono attentamente controllati dalle autorità e dagli esperti in materia, i quali monitorano i movimenti della popolazione anche a livello internazionale. L’orso infatti è una delle specie per la quale diversi Paesi hanno facilitato un “reinserimento nell’habitat”, tra cui Italia, Austria, Germania e Slovenia.
Tuttavia, a causa di questi progetti, la popolazione in certe regioni sta aumentando e con loro le segnalazioni di esemplari aggressivi nei confronti dell’uomo. Trattandosi di un predatore dalle grandi dimensioni e difficile da gestire, in molti casi le autorità non possono ricorrere al ricollocamento in altre zone, vedendosi costrette a procedere all’abbattimento.
leggi anche
INTERVISTA Lupi e allevamento. Matteo Ambrosini: «Danni economici e psicologici per animali e allevatori»
Dove si trovano gli orsi in Svizzera?
Il tragico fatto avvenuto oltreconfine ha spinto alcune persone a domandarsi se una tragedia simile possa capitare anche da noi. In realtà la popolazione di orsi nel nostro Paese è praticamente inesistente.
Dal 2005, degli orsi bruni provenienti dal vicino Parco nazionale Adamello Brenta (Trentino, Italia) migrano periodicamente in Svizzera. Per consentire una convivenza con questo grande predatore, l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ha elaborato una strategia per la gestione dell’orso. A differenza di altri Stati vicini, la Svizzera non dispone di progetti per il reinsediamento di questi mammiferi, che invece migrano in nel nostro Paese in maniera spontanea.
A partire dal 2010 ogni anno transitano nella Confederazione da uno a due esemplari maschi, ma ad oggi nessuno di questi vi si è stabilito in modo permanente. Un orso è stato abbattuto nel 2008 e un altro nel 2013 a causa del loro comportamento pericoloso: in entrambi i casi, gli animali avevano perso la loro naturale timidezza e si mostravano avversi alle azioni di dissuasione intraprese.
leggi anche
INTERVISTA Lupi e allevamento. Matteo Ambrosini: «Danni economici e psicologici per animali e allevatori»
I grandi predatori sono un pericolo?
Le continue predazioni al bestiame da parte dei grandi predatori sono ormai una problematica ben conosciuta nel nostro territorio. Oltre ai danni economici causati al settore primario e non solo, per chi ha a che fare con animali da reddito come contadini e allevatori, la presenza dei lupi risulta anche un pericolo per la propria incolumità. Questi animali sono però una minaccia per la gente comune?
Il Ticino è certamente una meta turistica per attività escursionistiche e sportive anche in alta quota, proprio dove questi animali sono più presenti. Tuttavia, secondo l’opinione di alcuni operatori in questi settori, i predatori non rappresentano ancora una minaccia per le persone.
L’opinione degli esperti
Consuelo Nani, responsabile dell’Organizzazione Turistica Regionale Bellinzonese e Alto Ticino, ha affermato che «la presenza di lupi non ha mai avuto conseguenze sulle attività da noi organizzate, non abbiamo mai ricevuto una segnalazione durante le varie escursioni nella regione». Per le attività turistiche del Sopraceneri dunque ancora nessun pericolo è stato mai riscontrato, anche se «le cose potrebbero cambiare se dovesse accadere qualcosa o se si certifica l’avvistamento di un grande predatore».
«Durante le escursioni da noi organizzate non sono mai stati avvistati lupi o altri predatori» dichiara Matteo Giottonini, addetto alle relazioni pubbliche della Federazione alpinistica ticinese. «Non abbiamo mai dovuto modificare o sospendere un sentiero a causa di questa problematica». Per cui anche per gli appassionati di trekking al momento non c’è nulla da temere da questi animali: «Non credo ci sia bisogno di prendere ulteriori precauzione a livello di escursionismo, e in ogni caso saranno le autorità competenti ad agire se lo riterranno necessario» conclude Giottonini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter