Nonostante questa mattina sulle piazze finanziare sembra regnare un sentiment positivo, le preoccupazioni sono giusto dietro l’angolo. Giovedì si scoprirà se la Bce, come preannunciato, aumenterà i tassi, mentre sul fronte energetico se la fornitura di gas dalla Russia all’Europa riprenderà.
Si è conclusa un’altra settimana turbolenta per i mercati finanziari, in balìa dello stallo delle materie prime e del calo delle prospettive di crescita nell’Eurozona. Gli investitori, inoltre, sono tesi per via delle previsioni di nuovi picchi inflazionistici negli Stati Uniti.
Nonostante il rimbalzo registrato da Wall Street nella giornata di venerdì, questo lunedì, in cui i mercati sembrano respirare, non lascia intravedere nulla di positivo all’orizzonte. La volatilità continua a persistere, soprattutto in vista del temuto ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) e dalla Banca centrale europea (Bce), che si fa sempre più vicino. Inoltre, le aziende iniziano a fornire i dati sui rapporti trimestrali di metà anno. Intanto in Cina, i molteplici lockdown avuti nel corso del secondo trimestre dell’anno, hanno inciso notevolmente sull’economia del Paese, rallentando significativamente e facendo registrare un prodotto interno lordo in calo del 2,6% tra aprile e giugno, ben al di sotto di quanto prospettato dagli esperti dell’1,4%. Ora dunque non rimane che decide: ridurre o non ridurre i tassi d’interesse? Recessione o stagflazione? La scelta, difficile, spetta alla Banca popolare cinese.
Cosa succede in Europa?
In Europa la settimana è tesa: giovedì 21 luglio sarà il giorno più importante della settimana. Sul fronte economico, la Bce si riunirà in una seduta in cui verosimilmente saranno aumentati i tassi d’interesse di 25 punti base. Mentre sul fronte energetico si scoprirà se la Russia riprenderà a fornire gas al Vecchio Continente attraverso il gasdotto Nord Stream 1.
«Anche il fronte energia è molto caldo. Se i flussi di gas non riprenderanno in modo significativo – ha commentato Taylor Nugent, economista di Nab Economics - i prezzi del gas in Europa aumenteranno, spingendo la Germania e altri Paesi a mettere in atto il razionamento di gas ed energia con una profonda recessione quasi garantita se ciò dovesse accadere».
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Sul fronte monetario, mercoledì scorso, l’euro ha sfondato la parità con il dollaro arrivando a quota $0,9998, per la prima volta in circa 20 anni. In queste ore sembra essersi ripreso, toccando una frazione più stabile a quota $1.012075 alle 10.38 di oggi. La stessa tendenza la si riscontra nel rapporto con il franco svizzero, oggi a 0,9874 franchi. Si assiste tuttavia a una ripresa di fronte alla sterlina a 0,85 sterline.
«Il gasdotto Russia-Europa, attualmente chiuso per manutenzione, dovrebbe essere ripristinato giovedì - ha osservato l’economista della CBA Joseph Capurso - Tuttavia, se il flusso di gas non riprende, la coppia EUR/USD potrebbe diminuire di almeno il 2%».
Banca popolare cinese, cosa farà?
Sul fronte cinese la Banca popolare cinese dovrà decidere il da farsi. Riducendo i tassi si rischierebbe di aumentare l’inflazione, per ora sotto controllo. Mentre non mettendovi mano, l’economia del Paese potrebbe andare incontro a una situazione di stagflazione.
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