Abolite le restrizioni per chi intende viaggiare in Cina. L’aumento dei contagi ha però portato gli altri Paesi del globo a effettuare maggiori controlli verso i turisti cinesi.
La Cina ha eliminato le misure restrittive riguardanti il turismo in entrata. Niente più quarantena quindi per chi giungerà nello Stato più popoloso al mondo. I recenti allentamenti delle norme anti-Covid hanno però provocato un aumento di contagi nel Paese, aspetto che ha portato al contrario altre nazioni ad applicare nuove restrizioni ai turisti in arrivo dalla Cina.
Addio "zero Covid"
Come riportato dalla BBC, la Commissione nazionale per la salute ha annunciato che l’8 gennaio il coronavirus sarà formalmente declassato a malattia infettiva di Classe B. Questo avviene in contemporanea all’allentamento delle regole di viaggio in entrata in Cina, l’ultima parte ancora in vigore della politica “zero Covid”. Questa decisione arriva però nel momento in cui il Paese sta combattendo una nuova ondata di infezioni.
Il risentimento nei confronti della politica del governo, che ha scatenato proteste pubbliche contro il presidente Xi Jinping a novembre, ha portato a una riduzione delle restrizioni per il virus in tutto lo Stato. Tuttavia, a ciò è seguito un aumento dei casi, con segnalazioni di ospedali sovraccarichi oltre alla carenza di farmaci.
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Le nuove regole per entrare in Cina
Dopo gli ultimi anni caratterizzati da regole molto stringenti con lo scopo di limitare la diffusione del virus, il governo cinese ha deciso di rimuovere molti di questi limiti in maniera improvvisa e inaspettata. Le autorità di Pechino hanno annunciato che, a partire dalla seconda settimana di gennaio, i viaggiatori stranieri non dovranno più sottoporsi a quarantena all’arrivo in Cina.
Dal marzo 2020, i viaggiatori diretti verso la Cina continentale dovevano rimanere in quarantena, in genere in un hotel designato, per 14 giorni, con l’aggiunta di ulteriori 5 giorni in un’abitazione a scelta. In seguito, il periodo di isolamento ha iniziato ad aumentare fino a 21 giorni o più, prima che la Cina iniziasse a ridurre i tempi di isolamento durante l’ultima estate. Adesso le regole prevedono cinque giorni di quarantena in una struttura centralizzata, seguiti da tre giorni di decorso a casa, ma dall’8 gennaio verranno anche queste abolite.
La Commissione nazionale cinese per la salute ha inoltre dichiarato che le autorità smetteranno di seguire i contatti stretti dei pazienti dei contagiati e interromperanno la designazione delle aree a rischio Covid. È stato infine eliminato un limite al numero di voli giornalieri.
Boom di richieste sui siti di viaggi
Appena giunto l’annuncio da Pechino, i cittadini cinesi si sono affrettati a prenotare viaggi all’estero. Le richieste di passaporto per la popolazione che desidera uscire dal Paese riprenderanno sempre a partire dall’8 gennaio, come dichiarato l’amministrazione dell’immigrazione.
In seguito alla riapertura totale delle frontiere, i siti di viaggio hanno registrato un’impennata del traffico. Entro mezz’ora dall’annuncio di lunedì, i dati delle piattaforme turistiche più popolari hanno mostrato che le ricerche di destinazioni estere sono aumentate fino a dieci volte in più rispetto ai giorni precedenti. Macao, Hong Kong, Giappone, Thailandia e Corea del Sud sono state le destinazioni più richieste.
Prima della pandemia, il numero di turisti in uscita dalla Cina era di 155 milioni nel 2019, mentre questo numero è crollato a 20 milioni nel 2020. L’allentamento delle misure arriva giusto in tempo per il Capodanno cinese, che inizia il 22 gennaio. Questa rappresenta un’occasione per molte persone in Cina per poter visitare i propri cari durante le feste.
Il resto del mondo alza le barriere
Tuttavia, i turisti cinesi non avranno libero accesso a tutti i Paesi. I funzionari degli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione nuove restrizioni sui viaggiatori provenienti dalla Cina, a causa delle preoccupazioni per l’aumento dei casi e per la mancanza di trasparenza da parte del governo cinese: «La comunità internazionale è sempre più preoccupata per l’aumento dei casi di Covid-19 in Cina e per la mancanza di dati trasparenti, compresi quelli relativi alle sequenze genomiche dei virus», hanno dichiarato i funzionari statunitensi in un comunicato citato dalla BBC. «Senza questi dati, sta diventando sempre più difficile per i funzionari della sanità pubblica garantire l’identificazione di qualsiasi potenziale nuova variante e prendere misure tempestive per ridurre la diffusione».
Il Giappone, una delle destinazioni più popolari per i turisti cinesi, ha annunciato che tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina dovranno presentare un test Covid negativo all’arrivo, oppure accettare una quarantena di sette giorni. Anche l’India ha dichiarato che i viaggiatori provenienti dalla Cina dovranno fornire un test negativo al loro arrivo, anche se questo è stato annunciato prima dell’allentamento delle restrizioni da parte di Pechino.
Uno scenario simile si sta verificando anche in Italia. La Regione Lombardia ha cominciato a richiedere un tampone molecolare a chiunque arrivi in volo dalla Cina. Lo scopo di questa misura è identificare potenziali nuove varianti ancora non diffuse nella penisola e nel resto d’Europa. Resta da vedere se nelle prossime settimane altri Paesi alzeranno gli scudi contro una possibile nuova entrata del virus nei propri confini, oppure se si adatteranno man mano alla politica meno restrittiva introdotta dal governo cinese.
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