La possibile recessione negli Usa e la ridotta domanda dovuta ai ripetuti lockdown in Cina, non hanno incoraggiato l’Opec a produrre più petrolio.
È arrivata, nella giornata di oggi, nel corso del summit dell’Opec+ a Vienna, la decisione di aumentare la produzione di greggio. Ma solo di 100 mila barili al giorno. Secondo gli analisti, si tratta di uno dei più piccoli aumenti della produzione di petrolio nella storia del cartello. Alcuni lo descrivono come un affronto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo che il mese scorso si era recato in Arabia Saudita per trovare un accordo.
Mossa insufficiente
La questione ora si fa complicata, soprattutto dal punto di vista diplomatico. Al ritorno dal viaggio di Biden in Arabia Saudita, i funzionari statunitensi si erano detti ottimisti. Sembrava infatti che Riyadh e Washington fossero sulla via della riconciliazione: durante la sua visita, il presidente Usa, aveva salutato il principe ereditario Mohammad bin Salman con ‘un pugno’ e Biden aveva portato a casa la promessa che l’Arabia Saudita avrebbe aumentato la produzione del 50%, per indurre l’abbassamento del prezzo del greggio. Martedì, gli Usa hanno approvato la vendita di 3,05 miliardi di dollari di armi a Riyadh, compresi i missili Patriot.
Minimo rialzo, perché?
Nonostante il cartello, negli ultimi mesi, abbia mostrato la volontà di accelerare la produzione, per andare incontro ai consumatori, la scelta di oggi non ha coinciso con quella sperata. Molto probabilmente, il rischio di una nuova recessione negli Stati Uniti e dei ripetuti blocchi a causa del coronavirus in Cina sono stati determinanti sulla decisione.
Greggio torna a salire
Intanto le quotazioni, alle 16, invertono il loro andamento al rialzo: i future sul Brent a 100.40 dollari al barile, mentre il WTI a 94,80 dollari al barile.
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