Per l’Arabia Saudita si tratta di un tentativo di controllare la volatilità del mercato, mentre gli analisti la considerano una mossa tattica per evitare che il prezzo del greggio scenda al di sotto dei $90 dollari al barile.
L’Opec+ ha deciso di ridurre la produzione di petrolio di 100 mila barili al giorno per ottobre. Un provvedimento completamente opposto a quanto deciso solamente un mese fa, quando a seguito delle suppliche del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, i Paesi del cartello, tra i quali anche la Russia, mettevano mano all’estrazione, aumentandola di 100 barili al giorno, per l’appunto. In questi termini, tornerà ai livelli di agosto.
Una mossa che giunge a sorpresa, almeno per i commercianti, e che mostra il tentativo di stabilizzazione dei mercati globali, in seguito alla discesa dei prezzi che negli ultimi mesi è stata la più significativa da due anni a questa parte. In termini di volumi, il taglio è irrilevante, piuttosto sembra essere un chiaro segnale inviato dal cartello per mostrare che è tornato in modalità di controllo dei prezzi.
Prezzi del petrolio in crescita
Dopo la notizia, il prezzo del greggio ha recuperato terreno con il Brent a $96,77 al barile, in salita del 4,03% e il WTI a $90.17, su del 3,8%.
Stando a quanto dichiarato dal ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz Bin Salman, il taglio della produzione è stato deciso per stabilizzare l’eccessiva volatilità nei mercati globali, scrive Bloomberg. Negli ultimi tre mesi, infatti, i futures sul greggio hanno perso il 20%, per via dei timori di un rallentamento economico e di una recessione. Con la Cina, che a causa della politica zero Covid, rallenta la produzione con conseguenze diminuzione della richiesta di greggio, sceso a luglio del 9,7%, al minimo storico di due anni.
La richiesta supererà l’offerta?
Un’analisi di comitato Opec+ avrebbe evidenziato che nel quarto trimestre, anche a causa dello stop delle forniture di gas dalla Russia, la domanda globale sarà superiore alle forniture, portando a una diminuzione delle scorte a una velocità di 300 mila barili al giorno.
Per gli analisti, questo non è altro che un tentativo per difendere i prezzi e farli rimanere sopra la soglia dei $90 dollari al barile.
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