Tira l’esportazione dove recuperano meglio i brand premium, mentre gli entry-level, cioè con un prezzo a "pezzo" inferiore ai 300 franchi, faticano di più.
Dopo un 2020 condizionato dalla crisi delle vendite, soprattutto all’estero, il settore dell’orologeria svizzera segna un netto recupero nel 2021.
Certo, i dati pre-crisi pandemica del 2019 sono ancora lontani, ma come ha spiegato Jean-Daniel Pasche, presidente della Federazione orologiera all’agenzia Keystone, i segnali di ripresa sono evidenti.
Merito degli ordini arrivati da Stati Uniti e Cina, quest’ultima primo acquirente internazionale.
A macchia di leopardo
La metafora felina si presta bene per rappresentare i termini della ripresa dell’orologeria svizzera, che vede recuperare meglio i brand premium, quelli di lusso, mentre gli entry-level, cioè con un prezzo a "pezzo" inferiore ai 300 franchi, faticano di più.
Il perso delle esportazioni
Dalle previsioni fatte dagli esperti, il valore delle esportazioni nel 2021 si aggirerà vicino ai 22,2 miliardi di franchi corrispondenti al livello record raggiunto nel 2014.
Ordinativi fondamentali quelli stranieri, che hanno permesso di confermare i 57mila lavoratori impegnati nel settore. Anche il Canton Ticino vanta una nutrita rappresentanza di aziende specializzate nell’orologeria, che occupa 2500 persone.
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