Occhi puntati sui Paesi produttori di petrolio e sull’analisi delle possibili nuove forniture di gas naturale. Ma per queste soluzioni, occorre tempo. Che oggi manca.
Petrolio e gas toccano nuovi record. Spinte dalle sanzioni scattate a seguito dell’invasione ucraina da parte della Russia, le quotazioni dei due beni primari continuano inesorabilmente la loro ascesa.
Gas alle stelle
Il gas naturale è balzato ulteriormente in avanti dopo che l’Europa ha rafforzato le misure prese contro la Russia. Il tutto ha prodotto una escalation delle tensioni già rilevanti, fomentate dalla carenza di materie prime fondamentali alla produzione di energia. I futures del gas sono saliti fino al 36% dopo le sanzioni adottate contro la Russia. Inevitabile per molti Paesi dover ritoccare ulteriormente la bolletta energetica. Unica possibilità perseguibile per molte economie, rimane quella di affrancarsi dal gas russo, cercando nuovi fornitori. Ma questa strada richiede inevitabilmente tempi lunghi per poter essere attuata e il Vecchio Continente è costretto a rimanere legato ai rubinetti controllati da Mosca.
Petrolio oltre quota 100
Volano le quotazioni dell’oro nero. In questi giorni il Wti è salito del 7,5%, fino a 98,46 dollari al barile, mentre il Brent guadagna il 5,6%, e sfonda la soglia dei 100 dollari arrivano a toccare la soglia dei 103,39 dollari.
Oggi alle ore 11.56 circa, i future sul Brent scambiano a 98,56 dollari al barile, con un balzo del 4,72% e i contratti WTI viaggiano con un aumento del 4,60% a 95,80 dollari al barile.
Secondo quanto riferito da money.it, Goldman Sachs ha alzato la previsione del prezzo del Brent a un mese a $115 al barile. L’unica risposta possibile a questo rischio è la possibilità che i Paesi OPEC+ - che si riuniranno a breve - incrementino le forniture globali giornaliere di 2 milioni di barili nei prossimi mesi, tentando di frenare i prezzi.
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