Nonostante la buona notizia, gli economisti intravedono i primi segnali di recessione. Con l’attenzione volta alla prossima riunione della Fed.
Il prodotto interno lordo (Pil) degli Stati Uniti è cresciuto del 2,9% nel quarto trimestre, oltre le aspettative degli analisti. Alcuni avevano scommesso su un +2,6%, altri su una crescita del 2,8%. Il risultato diffuso dal Dipartimento del Commercio parla ad ogni modo di un risultato positivo, seppure in ribasso rispetto al +3,2% registrato negli scorsi mesi.
L’economia statunitense chiude un 2022 solido, ma gli analisti non escludono una possibile recessione.
Consumatori resilienti
Tra ottobre e dicembre del 2022, la spesa per i consumi, che rappresenta circa il 68% del Pil, è aumentata nell’ultimo periodo del 2022 del 2,1%, a fronte del 2,3% registrato nel trimestre precedente. In crescita è risultato anche l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali, su del 3,2%. Un dato in linea con le aspettative, anche se lontano dal 4,8% raggiunto tra luglio e settembre. Al netto di cibo ed energia, l’indice è salito del 3,9%, a fronte del 4,7% del terzo trimestre.
Ciò che invece ha rallentato maggiormente il Pil è stato il crollo degli investimenti fissi residenziali pari al 26,7% e delle esportazioni, dell’1,3%.
«I dati mensili suggeriscono che l’economia ha perso slancio nel corso del quarto trimestre - ha scritto Andrew Hunter, economista senior per Capital Economics -. Ci aspettiamo ancora che l’impatto ritardato dell’aumento dei tassi di interesse spinga l’economia verso una lieve recessione nella prima metà di quest’anno».
In calo i sussidi per la disoccupazione
Un rapporto economico separato ha mostrato inoltre un calo di 6 mila richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, attestandosi a 186 mila, dato più basso da aprile 2022.
I dati diffusi oggi mostrano anche un aumento degli ordini di beni durevoli, in aumento del 5,6% a dicembre, rispetto alla stima del 2,4%. Al netto dei trasporti gli acquisti scendono dello 0,1%.
Alcuni settori mostrano già segni di recessione
Il segmento delle costruzioni ha registrato un calo nei permessi del 30% a dicembre, su base annua, in gennaio già in discesa del 22%. I segnali di una potenziale recessione sono presenti anche nel rapporto sugli utili societari del quarto trimestre, scrive la Cnbc. Stando a Refinitiv, infatti, quasi il 20% delle società dello S&P500 ha registrato una perdita del 3%, nonostante i ricavi siano in crescita del 4,1%. Allo stesso tempo, è in calo la vendita al dettaglio, giù dell’1,1% a dicembre.
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Lo spettro dell’inflazione
L’inflazione inoltre rimane ancora alta. Per questo gli economisti non si sentono di escludere dagli scenari una possibile recessione. La Federal Reserve settimana prossima metterà nuovamente mano al tasso guida e i mercati scommettono un aumento di 25 punti base. A cui probabilmente ne farà seguito un altro nella riunione di marzo. Gli esperti si aspettano poi una pausa, per valutare gli effetti dei rialzi. La Fed ha iniziato la sua battaglia già a marzo dell’anno scorso e ora il tasso guida si trova a quota 4,25%, il più alto dal 2007.
Reazione dei mercati
Dopo la diffusione dei dati, le piazze europee hanno reagito con slancio: Milano dell’1%, Parigi dello 0,7%, Londra dello 0,3%, Francoforte dello 0,1%. Voce fuori dal coro, Zurigo con indici in rosso: lo SMI perde lo 0,42% e lo SPI lo 0,30%.
A New York invece le buone notizie non sono sufficienti per spazzare via l’incertezza degli investitori, il cui sentiment rimane in balìa della decisione che tra martedì e mercoledì prossimo prenderà la Fed. Il contratto future per le obbligazioni decennali è sceso dello 0,30% a 114,80 punti in apertura. Mentre il rendimento dei titoli di Stato decennali è salito del 3,50%.
In contrasto i listini: il Dow Jones segna -0,05% a 33’726,99 punti e l’S&P 550 riprende lo 0,25% a 4’026,20 punti. Mentre il Nasdaq recupera lo 0,84% a 11’408,08 punti.
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