Nel documento dedicato alla Strategia di politica estera, si evidenzia come il Paese, che dal 2023 siede anche nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, sia attivo su più fronti per la pace e il benessere nel mondo.
Una Svizzera sempre più devota agli altri e al loro bene, impegnata in ambito umanitario: un motivo di vanto messo nero su bianco dal rapporto sulla politica estera che passa in rassegna le attività svolte dalla Svizzera e stila un bilancio della Strategia di politica estera 2020-2023. Ebbene: anche nel 2023, la Svizzera ha fatto più che poteva, per mantenere equilibrio e pace nel mondo, messi in pericolo da crisi, guerre e un livello di incertezza sempre più alto.
Dalla politica alle catastrofi naturali
La perdurante aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, la situazione sempre preoccupante nel Nagorno-Karabakh, gli attacchi terroristici di Hamas contro Israele il 7 ottobre e la successiva risposta militare israeliana in corso, la guerra civile in Sudan, le tensioni nella regione del Sahel: queste le situazioni cui la Svizzera non si è mostrata indifferente. Ma non solo: anche le catastrofi naturali, come i terremoti che hanno colpito la Turchia, il Marocco e l’Afghanistan, hanno richiesto prese di posizioni importanti. Di fronte a tali situazioni drammatiche, la Svizzera ha rafforzato il suo impegno umanitario e ha ribadito la propria posizione a favore del rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario.
Un miliardo e mezzo di franchi per l’Ucraina
Nel quadro della cooperazione internazionale, per il periodo 2025–2028 il Consiglio federale ha manifestato l’intenzione di stanziare 1,5 miliardi di franchi a sostegno dell’Ucraina e della regione circostante. Già a settembre aveva deciso di mettere a disposizione 100 milioni di franchi per le operazioni di sminamento umanitario. Oltre all’impegno finanziario finalizzato alla ricostruzione, la Svizzera partecipa attivamente alle discussioni sulla formula di pace ucraina e si è adoperata a favore della creazione di un tribunale speciale incaricato di perseguire il crimine di aggressione della Russia e contro la riesportazione di materiale bellico in Ucraina.
Una legge contro Hamas
Per quanto riguarda il Medio Oriente, la Confederazione ha condannato con la massima fermezza l’attacco di Hamas del 7 ottobre e ha chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi, il rispetto del diritto internazionale umanitario, la protezione della popolazione civile, l’accesso agli aiuti umanitari, la prevenzione di un’escalation regionale e la ricerca di una soluzione politica al conflitto. Dopo aver stanziato 90 milioni di franchi di aiuti, il 22 novembre il Consiglio federale ha infine deciso di elaborare una legge specifica per mettere al bando Hamas.
I rapporti con l’Unione europea
Secondo il rapporto, lo scorso anno le prospettive di stabilizzazione e sviluppo delle relazioni con l’Ue si sono rafforzate. Non a caso, il 15 dicembre il Consiglio federale ha adottato la bozza di un nuovo mandato negoziale e ha avviato consultazioni formali con le commissioni della politica estera delle Camere federali e con i Cantoni. Le consultazioni sono attualmente in corso.
Colloqui esplorativi per la collaborazione
Durante il 2023, il governo ha inoltre portato a termine i colloqui esplorativi con l’Ue sull’approccio a pacchetto proposto nel febbraio del 2022. Per garantire il coordinamento generale del progetto ha creato una struttura organizzativa diretta dal capo del Dipartimento federale degli affari esteri e ha dato incarico di organizzare incontri regolari con rappresentanti dei Cantoni e del mondo economico e con le parti sociali.
La Svizzera nel Consiglio dell’Onu
Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2024, inoltre, la Svizzera fa parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu. In qualità di membro eletto partecipa a tutte le riunioni del Consiglio e dei suoi organi ausiliari, con diritto di parola e di voto in tutti i dossier trattati. In seno al Consiglio la Svizzera ha affinato il proprio ruolo di mediazione, definendo al contempo le proprie priorità, ossia la costruzione di una pace sostenibile, la protezione della popolazione civile, la difesa della sicurezza climatica e il rafforzamento dell’efficienza di questo organismo.
Il problema del sistema di veto
Il bilancio del primo anno nel Consiglio di sicurezza è dunque positivo: la Svizzera è stata percepita come un’interlocutrice seria e credibile. Tuttavia, a causa della polarizzazione sul piano geopolitico, il Consiglio di sicurezza non è attualmente in grado di adempiere il proprio mandato in modo ottimale, essendo bloccato dal sistema di veto, come hanno dimostrato i casi dell’Ucraina e del Medio Oriente.
Un’esperienza da ripetere
Nonostante l’alto livello di incertezza che caratterizza il mondo attuale, gli obiettivi della Strategia di politica estera 2020–2023 sono stati quasi tutti raggiunti. Nel corso della legislatura 2019–2023, il Consiglio federale ha formulato per la prima volta obiettivi concreti per tutto il periodo legislativo e ha utilizzato la Spe come base per definire strategie geografiche e tematiche subordinate, corredate anch’esse da obiettivi e misure mirate, secondo uno schema "a cascata". L’elaborazione delle strategie, così come la loro attuazione e il successivo monitoraggio, sono il risultato di un processo interdipartimentale che ha dato alla politica estera svizzera un orientamento più preciso rafforzandone la coerenza. Lo stesso metodo sarà seguito nella prossima legislatura.
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