La colpa è da ricondurre all’apprezzamento del costo del dollaro Usa. I governatori della Fed, lasciando la porta aperta a nuovi rialzi dei tassi, spingono al rialzo il dollaro, ma scende la domanda del metallo giallo.
Con i tassi di interesse destinati ad aumentare, il mercato dell’oro perde il suo fascino. E così, all’indomani della diffusione del verbale dell’ultima riunione della Federal Reserve, la quotazione dell’oncia troy (31,1 grammi) a Londra è scesa a $1889,70, il livello più basso in quasi sei mesi. Verso metà giornata è poi risalto a quota $1895.
Dollaro più forte, oro più debole
Il prezzo è infatti fortemente influenzato dagli ultimi avvenimenti: il rapporto della Fed ha lasciato trasparire che i banchieri centrali hanno lasciato la porta aperta verso ulteriori aumenti dei tassi di interesse contro l’inflazione. Rendendo, di conseguenza, il metallo prezioso meno attraente.
La speculazione sui tassi di interesse ha fatto apprezzare il valore del dollaro, incentivando la vendita sulle azioni. L’oro è scambiato in dollari sul mercato mondiale e, quindi, il rafforzamento della valuta statunitense rende più bassa la sua domanda.
Banche centrali non coprano più oro
Non solo i privati. Il calo della domanda è dovuto anche alla diminuzione degli acquisti da parte delle banche centrali, hanno commentato gli esperti di Dekabank ad Awp. Secondo i dati del World Gold Council, gli acquisti della banca centrale sono diminuiti di circa il 35% nei mesi da aprile a giugno rispetto al trimestre precedente. Nel terzo trimestre del 2022 era circa un terzo, ora solo del 10%.
Prezzo stabile entro fine anno
Solamente qualche mese fa, il prezzo dell’oro era salito a 2.062 dollari, mancando di poco il massimo storico. Gli gli analisti di Dekabank si aspettano che, entro fine anno, il prezzo dell’oro dovrebbe stabilizzarsi nella regione di $ 1.900 per oncia troy.
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