Entrerà in vigore dal prossimo 15 febbraio e riguarderà tutti i principali clienti che commerciano sul TTF ad Amsterdam.
Arriva l’intesa sul tetto del prezzo del gas in Europa. Al Consiglio Affari Energia dell’Unione europea (Ue), i ministri europea dell’Energia hanno trovato l’accordo politico sul price cap a 180 euro al megawattora. A darne notizia un portavoce del Consiglio dei ministri dell’Unione europea (Ue). Le trattative sono state lunghe e la quadra è stata raggiunta solo a seguito dell’approvazione data dalla Germania, il cui governo federale aveva a lungo resistito, temendo che la sicurezza dell’approvvigionamento venisse messa a rischio poiché i fornitori avrebbero potuto vendere il loro gas sui mercati asiatici, ad esempio, ottenendo prezzi più alti. Contraria l’Ungheria, mentre si sono astenuti Austria e Paesi Bassi.
In vigore dal 15 febbraio
Nell’Unione europea, dunque, dal prossimo 15 febbraio i prezzi all’ingrosso del gas dovranno essere limitati. A quanto si apprende da fonti europee il differenziale del prezzo al Ttf con gli indici di riferimento globali viene fissato, come previsto nell’ultima proposta della presidenza ceca, a 35 euro. I giorni necessari - in cui il prezzo deve superare i 180 euro a megawattora - perché scatti il meccanismo di correzione restano tre. Il tetto al prezzo del gas riguarda sostanzialmente i principali clienti che commerciano sul TTF, non i consumatori finali. I prezzi al consumo sono indirettamente influenzati dai prezzi all’ingrosso.
Questo pomeriggio, il prezzo del gas sul TTF era di circa 108 euro per megawattora. Mentre ad agosto la borsa di Amsterdam batteva il picco massimo, superando i 340 euro per megawattora.
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A inizio mese il price cap sul petrolio
Il 5 novembre scorso entrava in vigore il price cap di 60 dollari al barile deciso dai ventisette Stati dell’Unione europea (Ue), per privare Mosca di una delle principali fonti di finanziamento della guerra contro l’Ucraina. Il meccanismo approvato dall’Ue prevede un tetto del 5% inferiore al prezzo di mercato che comunque deve rimanere superiore ai prezzi di produzione, per scoraggiare la Russia di improvvisi tagli alle forniture. Mosca dal canto suo aveva fatto sapere che avrebbe preferito sospendere la produzione, piuttosto che vendere petrolio a chiunque adotto il limite fissato. Cosa che per il momento non ha fatto.
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