Gli economisti di Credit Suisse prevedono per il 2023 una crescita del prodotto interno lordo pari allo 0,8%, rispetto al 2,1% del 2022.
La buona notizia è che la Svizzera non rischia una recessione, ma la crescita economica evidenzia un rallentamento rispetto allo scorso anno. Gli economisti di Credit Suisse prevedono per il 2023 una crescita del prodotto interno lordo pari allo 0,8%, rispetto al 2,1% del 2022.
Scenario generale
In Svizzera, l’outlook per il consumo privato beneficia di una situazione del mercato del lavoro favorevole ai consumi. Il tasso di disoccupazione si attesta al livello più basso da oltre 20 anni, e l’elevata sicurezza individuale del posto di lavoro influisce positivamente sulla fiducia dei consumatori.
Potere d’acquisto
Tuttavia, la crescita dell’inflazione penalizza il potere d’acquisto dei consumatori. L’aumento del 2,3% della retribuzione dei lavoratori dipendenti non ha infatti potuto compensare la perdita di potere d’acquisto legata all’inflazione del 3,2% nel secondo semestre 2022. Negli ultimi 30 anni le riduzioni reali dell’intera massa salariale versata sono state estremamente rare. Poiché questo calo proseguirà nella prima metà del 2023, la crescita dei consumi nell’anno in corso sarà nel complesso nettamente più debole rispetto al 2022 (1,4%, rispetto al 4,0% dello scorso anno). A partire da metà anno l’inflazione rientrerà nella fascia di oscillazione della Banca nazionale svizzera (BNS) dello 0 – 2%, anche perché fino ad allora la BNS aumenterà il tasso guida al 2,25% (inflazione media annua prevista per il 2023: 2,2%).
Crescita mondiale
La bassa crescita economica a livello mondiale pesa sul settore delle esportazioni.
L’abolizione delle restrizioni anti-Covid in Cina rafforzerà la crescita economica del Paese nel primo semestre, con ripercussioni positive nel resto del mondo nella seconda metà dell’anno. Inoltre, l’eurozona potrà evitare una recessione, in quanto la situazione sul fronte dell’energia si è leggermente pacata.
Il Purchasing Managers’ Index, PMI per l’industria svizzera a febbraio si è attestato per il secondo mese consecutivo al di sotto della soglia di crescita, pur se con un margine relativamente limitato. Ma la situazione sul fronte degli acquisti sta comunque migliorando, con solo il 5% delle imprese elvetiche che lamenta tempi di attesa più lunghi rispetto al mese precedente. È una quota nettamente inferiore a quella del primo semestre 2022, quando oltre l’80% delle aziende segnalava tempi di consegna più lunghi. Quest’anno la crescita delle esportazioni e degli investimenti in attrezzature, rispettivamente del 3 e dell’1%, dovrebbe risultare inferiore alla media.
L’industria svizzera è meno colpita
Nell’inverno appena trascorso si è potuto scongiurare lo scenario più grave di deficit energetico, ma il rischio si ripresenterà con maggiore intensità il prossimo inverno. Nell’articolo di approfondimento di «Monitor Svizzera» gli economisti di Credit Suisse illustrano quali settori sono particolarmente esposti alla crisi energetica sulla base di diversi fattori, come l’intensità energetica, la percentuale dei costi dell’energia rispetto ai costi totali, e le dipendenze indirette nelle catene di approvvigionamento e nelle importazioni di energia. Rispetto al resto d’Europa, l’industria svizzera nel complesso è meglio equipaggiata per superare con successo la crisi energetica. Intensità energetica più bassa, una quota minore dei costi dell’energia rispetto ai costi complessivi e il mix settoriale del Paese giocano a vantaggio delle imprese elvetiche. Negli ultimi 20 anni l’intensità di energia in Svizzera e in Europa è diminuita in generale in misura significativa e in futuro si ridurrà ulteriormente per effetto della pressione generata dalla crisi energetica
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