Negli USA è stata individuata una nuova pericolosa variante del virus, mentre gli esperti mettono in allarme sulla presunta resistenza ai vaccini di alcuni ceppi. Quali varianti sono le più pericolose?
Le numerose varianti del virus SARS-CoV-2, responsabile della malattia COVID-19, preoccupano sempre di più il mondo. La maggior parte di esse si trasmette molto più velocemente rispetto al ceppo originario, che ormai sembra svanito completamente in alcuni paesi.
E mentre gli scienziati tornano a interrogarsi sulla presunta resistenza ai vaccini di alcuni ceppi virali, sono sempre di più le persone giovani che nel mondo sperimentano complicazioni gravi a seguito del contagio.
Nel frattempo negli USA è stata scoperta l’ennesima variante di SARS-CoV-2.
Quali sono le principali varianti del coronavirus?
Le varianti principali del virus SARS-CoV-2 sono 3. Di seguito è riportata una breve lista:
- Variante inglese (nome scientifico B.1.1.7): scoperta nel Regno Unito a dicembre 2020, si diffuse rapidamente anche in molte nazioni dell’Europa del Nord, come Paesi Bassi, Belgio e Germania. Attualmente risulta essere il ceppo dominante nella maggior parte dei paesi UE. La sua trasmissibilità sarebbe fino al 74% superiore rispetto al ceppo originale.
- Variante Brasiliana (nome scientifico P.1): in realtà le varianti presenti in Brasile sono molte, ma la P.1 sembra essere quella maggiormente diffusa. Secondo alcuni studi, la mortalità legata a questa variante aumenterebbe fino al 45% in alcuni soggetti.
- Variante Sudafricana (nome scientifico B.1.351): la sua trasmissibilità aumenterebbe fino al 50% rispetto al ceppo originale. Su questa variante sono in corso alcuni studi per dimostrare o smentire la sua presunta resistenza ad alcuni vaccini.
Oltre a queste tre, ne esistono altre che sono ancora oggetto di studi da parte della comunità scientifica. In India è molto diffusa la variante B.1.617, rinominata "Variante indiana", mentre in Nigeria è stata scoperta la variante B.1.1.207, la quale è stata individuata anche in Europa.
Le varianti più pericolose per i giovani
Nei principali paesi europei si registrano sempre più casi di ricoveri nei reparti di terapia intensiva di persone molto giovani. Anche quando non si vede necessaria l’ospedalizzazione, i contagiati di età compresa tra i 18 e i 39 anni manifestano sintomi seri. All’inizio della pandemia la maggior parte di loro tendeva a non mostrare sintomi, o a manifestarli in maniera molto lieve.
In Brasile, paese che in molti hanno definito il più grande incubatore di varianti del coronavirus, l’età media dei ricoverati si è quasi dimezzata. In numerosi città i degenti con meno di 40 anni sono il doppio rispetto ai soggetti di età superiore agli 80, e secondo quanto riportato dall’emittente britannica BBC, nel paese sudamericano sarebbero deceduti 1300 minori da inizio pandemia.
USA: la nuova variante scoperta in Texas potrebbe resistere al vaccino
Nello stato del Texas, un team di ricercatori avrebbe individuato una nuova variante che sembra condividere alcune affinità con la variante inglese.
Questo nuovo ceppo avrebbe manifestato una resistenza agli anticorpi, oltreché un indice di virulenza maggiore rispetto ad altri ceppi. Non è da escludere che questa nuova variante, attualmente ancora senza un nome scientifico, potrebbe allungare il decorso clinico dei contagiati.
Serviranno però ulteriori studi per confermare questi risultati.
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