Se nella prima parte dell’anno l’aumento dei casi di Covid in Cina creerà nuovi problemi nelle fabbriche e sulle catene di approvvigionamento, nel lungo periodo gli economisti prevedono una ripresa dell’economia.
La riapertura della Cina continentale è giunta prima del previsto per gli investitori. Una notizia che ha colto tutti un po’ alla sprovvista, lasciando spazio all’incertezza e al timore che nel breve periodo cresceranno le tensioni tra i lavoratori e sulle catene di approvvigionamento.
Secondo Goldman Sachs è probabile che la Cina veda “uno slancio di crescita più debole nella prima fase, a causa dell’aumento delle infezioni, data da una temporanea carenza di manodopera e maggiori interruzioni della catena di approvvigionamento”.
“Con la rapida riapertura, il sistema sanitario cinese andrà in corso a una grande sfida, specialmente nelle zone interne e rurali meno sviluppate durante le imminenti vacanze del capodanno cinese”, hanno scritto gli economisti di Goldman, tra cui Lisheng Wang e Hui Shan, aggiungendo che si aspettano il picco in questi giorni di fine dicembre e inizio gennaio.
Fabbriche in crisi
La nuova ondata di casi sta mettendo in crisi le fabbriche, ancora una volta. Una fra tutte quella di Tesla che a Shangai è stata costretta a sospendere la produzione. Martedì le sue azioni sono scese di oltre il 10% e hanno continuato a oscillare intorno ai minimi dal 2022.
I fornitori asiatici di Tesla in Sud Corea e in Cina sono scesi di oltre il 3% sui mercati asiatici mercoledì. Anche la giapponese Panasonic è precipitata ma marginalmente.
Secondo gli economisti interpellati da Reuters, le attività delle fabbriche cinesi si sono contratte in questo dicembre. E sui dati degli indici degli acquisti del manifatturiero, prevedono che l’indice Pmi arriverà a 48, al di sotto della soglia dei 50 punti che separa la crescita dalla contrazione.
Sistema sanitario sotto pressione
La rapida riapertura non ha tenuto conto della sfida a cui il sistema sanitario cinese stava andando incontro. “Consideriamo le nuove linee guida come un passo verso la piena riapertura” invitando a prestare attenzione “alle crescenti sfide per il sistema medico cinese a breve termine”. Sottolineando la necessità di rapidi sforzi per aumentare la vaccinazione soprattutto negli anziani e un potenziamento delle risorse mediche come letti dell’unità di terapia intensiva, farmaci, personale medico. Le immagini di questi giorni parlano infatti di code infinite al di fuori degli ospedali, dove le flebo vengono somministrate negli spazi esterni poiché i posti sono completamente esauriti.
Hospitals in China are being overwhelmed with patients after the government abruptly reversed its stringent "zero Covid" measures. The New York Times examined videos that captured the growing crisis. https://t.co/r47G7nCTxR pic.twitter.com/XOrIKy1u3L
— The New York Times (@nytimes) December 28, 2022
Andando in questa direzione, la Cina aumenterà il Pil
Nonostante i problemi che questa repentina riapertura sta comportando, per gli economisti per l’economia cinese ricomincerà a crescere sul lungo periodo. Dopo l’espansione dell’1,7% nel quarto trimestre del 2022 su base annua, si prevede infatti un Pil al 5,2% annuo nel 2023, alzando le aspettative rispetto al precedente 4,5%.
“Sebbene siamo fiduciosi che la crescita dovrebbe accelerare in modo significativo alla riapertura, permangono significative incertezze sull’evoluzione del Covid, sul comportamento dei consumatori e sulle reazioni dei responsabili politici, che a loro volta determineranno il ritmo e l’entità della ripresa dell’economia cinese il prossimo anno”.
Della riapertura ne beneficeranno anche le regioni circostanti. Secondo gli economisti di Goldman Sachs infatti Hong Kong e Singapore assisteranno un aumento del Pil rispettivamente del 2,7% e dell’1%. Così come Taiwan, Australia e Malesia vedranno una moderata spinta, di circa 0,4 punti percentuali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter