Come sospettato dall’Ue, la mancata riapertura di Nord Stream 1 non è dovuta a un guasto ma a una decisione politica.
Chiamiamolo ricatto o in qualsiasi altro modo: il risultato non cambia e le conseguenze, pesantissime, restano. Aveva ragione l’Ue a dire che la mancata riapertura del gasdotto Nord Stream 1, prevista per sabato e ritardata ufficialmente per un guasto, era un pretesto. Il Cremlino è uscito allo scoperto. Manutenzione o no, da lì verso l’Europa il gas non scorrerà più, almeno fino a quando non verranno eliminate le sanzioni.
L’accordo di solidarietà Francia - Germania
Molto prima del previsto, dunque. Ci si era abituati all’idea che lo stop potesse avvenire in inverno, per fare più male; ma cominciare subito sarà anche più doloroso, sommando i mesi freddi a quelli in cui il gas non è ancora determinante per il riscaldamento, ma resta comunque necessario. «Putin sta usando l’energia come arma tagliando l’offerta e manipolando i nostri mercati energetici. Fallirà. L’Europa prevarrà. La Commissione Ue sta preparando proposte per aiutare le famiglie e le imprese vulnerabili a far fronte ai prezzi elevati dell’energia», ha dichiarato su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Nel frattempo, Parigi e Berlino hanno deciso di aiutarsi a vicenda: l’una offrirà gas all’altra in cambio di elettricità.
Gas, ma anche petrolio: prezzi in salita
Ma qual è il prezzo? Dopo essere rallentato la scorsa settimana, grazie all’annuncio di un possibile tetto al prezzo del metano russo, ieri il gas ha ricominciato la salita e in serata costava 245 euro a Megawattora (+14,6%), con la promessa di non smettere di crescere. Su anche il petrolio, dopo l’annuncio di un tetto da parte del G7: in risposta, i Paesi dell’Opec+ ridurranno la produzione di 100 mila barili al giorno già a ottobre. Una decisione che aspirerebbe, secondo gli analisti, a mantenere abbastanza alto il prezzo del greggio. «L’Opec+ vuole mantenere i prezzi del petrolio sopra i 90 dollari al barile», ha dichiarato Giovanni Staunovo di UBS.
L’euro ai minimi: il valore più basso dal 2002
Borse prevedibilmente in calo: l’euro ha toccato il minimo di 0,9877 dollari il valore più basso da dicembre 2002, e il Fondo monetario internazionale ha chiesto «una revisione urgente del modo in cui l’Ue gestisce le finanze pubbliche in mezzo ai crescenti rischi economici».
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