Per l’associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri la situazione non accenna a migliorare. E risponde a De Rosa: "utilizzare le riserve non è una soluzione lungimirante".
Nel 2023 i portafogli degli svizzeri saranno più leggeri. Sì, perché oltre agli annunciati aumenti dei prezzi energetici, arriverà anche il rincaro del premio dell’assicurazione malattia. Lo ha comunicato ufficialmente nella giornata di ieri l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) in una conferenza stampa, in cui il consigliere federale, Alain Berset, ha evidenziato un aumento medio del 6,6%. Insomma, in Svizzera, il costo mensile del premio della cassa malati ammonterà a 334,70 franchi. La principale causa, ha sottolineato Berset, è stata la pandemia da Covid-19, ma anche l’invecchiamento della popolazione e l’accesso sconsiderato a prestazioni superflue. Tra effetti diretti e indiretti del coronavirus, insomma, i costi della sanità sono aumentati nel 2021 del 4,5%, continuando a crescere anche nella prima metà del 2022.
Ormai da anni, i premi della cassa malati continuano a rincarare, in maniera costante. Negli ultimi 5, l’aumento medio è stato dell’1,5%. mentre nel quinquennio precedente, dal 2013 al 2018, i premi dell’assicurazione sanitaria del 3,8%. Dal 2023, invece, si assisterà a una vera e propria impennata. L’UFSP ha reso noto, infatti, che gli adulti pagheranno il 6,6% in più a 397,20 franchi al mese, i giovani adulti il 6,3% in più a CHF 279,90 al mese e i bambini il 5,5% a una media di 105 franchi. Nessun Cantone escluso: gli aumenti maggiori si registrano nei cantoni di Neuchâtel, Appenzello Interno e Ticino, ciascuno con oltre il 9%. Basilea Città è la meno colpita, con un aumento di poco inferiore al 4%.
La posizione di santésuisse
Il malcontento diffusosi, dopo l’annuncio di ieri pomeriggio, coinvolge anche santésuisse, associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri, che prende posizione sulla situazione e invoca un’azione «incisiva» da parte della politica «per contenere i costi e sgravare gli assicurati negli anni a venire». Poiché «la situazione non accenna a migliorare né nel corso di questo e tanto meno del prossimo anno», sottolinea.
Santésuisse spiega poi che per garantire la copertura «i premi devono coprire i costi», perché se da un lato «negli ultimi tre anni i premi sono rimasti pressoché costanti», dall’altro i costi nell’assicurazione base sono saliti del 6,4% nel 2021 e nell’anno in corso sono destinati a crescere di circa il 4%.
Si poteva fare qualcosa in più per contenere l’aumento dei premi?
«Gli incentivi sbagliati nel settore ambulatoriale provocano pesanti disfunzioni. Nel 2021 i costi fatturati tramite la tariffa per singola prestazione Tarmed hanno toccato quota 12 miliardi di franchi, ovvero quasi il 9% in più rispetto al 2020. Inoltre, il prezzo dei medicamenti in Svizzera è eccessivamente elevato: per i farmaci coperti da brevetto, la differenza rispetto ai paesi europei è di circa il 9%, per i medicamenti non più soggetti a brevetto il 15 e per i generici addirittura il 100%».
Ricorrere alle riserve una soluzione possibile?
Sulla questione delle riserve santésuisse sostiene che, su richiesta del mondo politico, diversi assicuratori malattia le hanno ridotto per calmierare leggermente i premi 2022. Ma a causa dell’andamento sfavorevole dei mercati, il livello sta calando in modo preoccupante, stimando una flessione di circa un terzo del totale. «Ricorrere alle riserve per fissare i premi al di sotto del livello richiesto – spiega Santésuisse – potrebbe mettere in ginocchio, sul lungo periodo, anche gli assicuratori malattia più grandi».
Una questione su cui non si è mostrato d’accordo il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) del Cantone Ticino, Raffaele De Rosa, che nella conferenza stampa di ieri pomeriggio ha evidenziato la possibilità da parte delle casse malati di attingere alle loro riserve, poiché se è vero che da un lato a causa dell’instabilità dei mercati le perdite stanno aumentando, dall’altro per via dell’aumento dei costi, stanno crescendo. Ma santésuisse puntualizza: «La riduzione dello 0,2% dei premi su scala nazionale per il 2022 è stato il risultato di una forte pressione politica, in particolare da parte dei Cantoni, tra i quali il Ticino che ha voluto assumere il ruolo di pioniere. santésuisse aveva avvertito che l’utilizzo delle riserve per fissare premi non corrispondenti ai costi avrebbe provocato un effetto di recupero negli anni successivi. Ciò che si era già verificato in passato, nel 2001 e nel 2008, quando il Consiglio federale aveva imposto l’uso delle riserve per mantenere i premi al di sotto dell’andamento dei costi sanitari: negli anni successivi, gli assicurati hanno subito aumenti fino al 9% a causa dell’effetto di recupero e della necessità di ricostituire le riserve. L’effetto di recupero, con un consistente aumento dei premi per il 2023, arriva nel momento meno opportuno, con le famiglie che già stanno soffrendo per l’inflazione in molti altri settori».
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Costi della sanità da contenere
Negli ultimi 10 anni, spiega l’associazione mantello, i costi nell’assicurazione di base sono aumentati in media di oltre 1 miliardo di franchi l’anno. E per coprirli è necessario adeguare costantemente i premi. Per santésuisse dunque non rimane che intervenire all’origine del problema, ovvero sul piano dei costi. Per questo chiede l’intervento della politica poiché «ha gli strumenti per rettificare questa evoluzione anomala. Tuttavia, fino ad oggi manca una reale volontà di adottare provvedimenti efficaci per contenere i costi».
«Alcune misure incisive, come per esempio il sistema di prezzi di riferimento per i medicamenti non più soggetti a brevetto, sono già state respinte, oppure, come nel caso della progettata gestione dei costi da parte dei partner tariffali, rischiano la bocciatura in sede di Parlamento».
Le proposte di santésuisse
Tra le diverse soluzioni: l’introduzione di tariffe forfettarie per prestazioni mediche, la limitazione del numero dei medici di base da parte dei Cantoni, la verifica periodica dei prezzi di tutti i medicamenti – compresi quelli dei farmaci generici e biosimilari -, e l’aumento della quota dei generici. Infine, propone l’accelerazione delle procedure di Health Technology Assessment (HTA), per verificare sistematicamente se determinate prestazioni remunerate dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie soddisfano i criteri di efficacia, appropriatezza ed economicità (EAE) e l’esclusione dal catalogo delle prestazioni di quelle che non soddisfano tali criteri.
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