La Federal Reserve deciderà cosa fare sui tassi di interesse, dopo il balzo in avanti dell’inflazione annunciato la scorsa settimana.
Il selloff azionario e il rischio di recessioni annunciato su più fronti, rende cruciale la riunione Federal Reserve (Fed) di oggi.
La pressione inflazionistica non sembra cedere il passo ed è molto probabile che l’inflazione non abbia ancora raggiunto il picco. Le previsioni dunque sono di un altro balzo in avanti, ben al di sopra della soglia del 2% stabilita dalla Fed. Una situazione che potrebbe inasprire la politica aggressiva dei tassi, ipotizzata già venerdì scorso, quando ancor prima della pubblicazione degli indici di costo, la Fed si era detta pronta a un secondo aumento dello 0,75%. Cosa aspettarsi dunque dalla riunione Fed di oggi?
Rialzo dei tassi a 75 punti?
Mentre gli economisti sono alle prese con le previsioni su ciò che accadrà dopo la riunione della Fed, la banca centrale deve far fronte a shock inflazionistici inaspettati. Oltre a dover rispondere ai dubbi sollevati relativamente alla rapidità con cui si sta muovendo per correre ai ripari e fronteggiare un possibile balzo dei prezzi.
Come si legge su Money.it, la Fed nelle ultime settimane si è impegnata prontamente a passare a un ambiente economico neutrale, che non stimoli né rallenti la crescita. Nonostante Jerome Powell, presidente della banca Usa, abbia messo le mani avanti: «Non è qualcosa che possiamo identificare con precisione». Promettendo di continuare ad andare avanti inasprendo la politica monetaria fino a quando non vi saranno prove «chiare e convincenti» che l’inflazione si stia moderando.
L’inflazione non molla
A marzo gli alti funzionari hanno valutato e ipotizzato un tasso di riferimento dell’1,9% entro la fine dell’anno e del 2,8% nel 2023. Ora che l’inflazione ha raggiunto l’8,6% bisogna capire come sceglieranno di muoversi. Secondo gli economisti di JP Morgan e Goldman Sachs la Federal Reserve aumenterà il suo tasso di riferimento di 75 punti base. Sul Wall Street Journal (Wsj) un articolo ha riportato l’intento da parte dei funzionari della Fed di aumentare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale questa settimana e successivamente nella prossima riunione di luglio. Aspettative, però, strettamente legate all’evoluzione economica.
Gli economisti
Settimana scorsa il Dipartimento del lavoro, pubblicando il rapporto sull’inflazione sul Wsj, ha mostrato un aumento dei prezzi maggiore a maggio rispetto a quanto previsto dai funzionari della banca Usa. Krishna Guha, uno stratega di Evercore ISI, ha commentato dicendo che «de facto registra un aumento di 75 punti base questa settimana», anche se «non è quello che intendiamo per politica ottimale» tantomeno «buona per i mercati».
Per Feroli di JP Morgan il tasso Fed rientrerà in un intervallo compreso tra il 3,25% e il 3,50% all’inizio del prossimo anno, mentre gli economisti di Goldman prevedono questa forchetta entro la fine di dicembre.
Gli esperti di Barclays chiedono intanto un aumento del tasso di 75 punti base, sostengono che una mossa aggressiva già nel mese di giugno, potrebbe fornire avrebbe dato l’occasione alla Fed per aumentare l’apprezzamento del dollaro.
Intanto, il rendimento del Tesoro a 10 anni è balzato al 3,37% lunedì, con un’impennata di 21 punti base, mentre il rendimento a 2 anni, che segue più da vicino le intenzioni della Fed, è accelerato al 3,34%, con un balzo di quasi 30 punti base. Un punto base è un centesimo di punto percentuale.
Le ragioni della politica aggressiva
La Fed utilizza gli aumenti dei tassi di interesse per reprimere la domanda in accelerazione, che ha generato livelli di inflazione ai massimi da oltre 40 anni. I mercati si aspettano che la banca centrale continui a incrementare i tassi almeno fino alla fine dell’anno, mentre cerca di abbassare l’inflazione più vicino al suo obiettivo del 2%.
Quali saranno le previsioni politiche dopo le decisioni della Fed?
Sicuramente saranno pubblicate le previsioni di inflazione, crescita e disoccupazione aggiornate. E molto probabilmente rifletteranno le recenti parole di Powell secondo cui per domane le pressioni sui prezzi saranno necessarie mosse che porteranno «a un certo dolore».
Quel che si prospetta quindi è quasi certamente un rallentamento della crescita del Pil.
Aria di recessione?
Secondo un recente sondaggio del Financial Times condotto tra economisti accademici, quasi il 70% degli intervistati sostiene che l’economia statunitense cadrà in recessione il prossimo anno.
Priya Misra, responsabile della strategia sui tassi globali di TD Securities, ha affermato che la Fed sta affrontando un problema molto più difficile rispetto a pochi mesi fa: «Ora hanno rischi bilaterali con crescita e inflazione».
Per Rabobank, il rischio di stagflazione - un periodo di crescita debole ad alta inflazione visto per l’ultima volta negli anni ’70 - potrebbe lasciare il posto alla minaccia di “incessione”, una combinazione tra inflazione e recessione.
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