Uno dopo l’altro gli istituti centrali faranno sapere le loro decisioni in merito alla politica monetaria. La prima a pronunciarsi sarà la Fed, a cui seguiranno Bns, BoE e Bce.
Settimana decisiva per gli investitori. Una dopo l’altra le banche centrali si pronunceranno sui tassi di interesse e da parte della piazza finanziaria c’è trepidante attesa per il previsto rallentamento del ritmo dei rialzi. Ad inaugurare la tornata, la capofila Federal Reserve (Fed) che mercoledì 14 dicembre annuncerà al mondo la sua decisione, svelando le sue intenzioni sul possibile allentamento della politica monetaria. Il giorno seguente, giovedì 15 dicembre, seguiranno gli annunci della Banca nazionale svizzera (Bns) alle 9.30, della Bank of England (Boe) alle 13 ora svizzera e della Banca centrale europea (Bce) alle 14.15.
Le situazioni economiche tra le due sponde dell’Atlantico e al di fuori dei confini elvetici sono ben diverse e le previsioni parlano di un aumento di 50 punti base per la maggior parte degli istituti centrali. Mentre per la Svizzera, Credit Suisse ha ipotizzato un aumento del tasso di policy di 25 punti base.
Cosa farà la Federal Reserve?
Questo pomeriggio, quando sarà annunciato il dato sull’inflazione Usa a novembre, si potrà capire meglio quale direzione prenderà la Fed. Fino ad ora aveva fatto ben sperare l’andamento dei prezzi, con la componente di fondo che era passata dallo 0,6% registrato a settembre allo 0,3% di ottobre. Dato che aveva portato una ventata di ottimismo tra gli investitori che il 10 novembre scorso avevano permesso agli indici di Wall Street di chiudere in netta risalita.
Attualmente il tasso guida statunitense si attesta al 4% e un eventuale incremento di 50 punti base, lo porterebbe al 4,50%. A questo punto Powell potrebbe frenare il suo rialzo, per non danneggiare eccessivamente l’economia, nonostante sul fronte dell’inflazione dilaghino ancora profonde incertezze.
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L’aumento della Bns
Il 15 dicembre è attesa anche la conferenza stampa della Banca nazionale svizzera (Bns) per l’esame trimestrale della situazione economica e monetaria. A novembre l’inflazione svizzera si è attestata stabile al 3,0% e le previsioni diffuse dalla Seco parlano di un tasso d’inflazione a fine anno del 2,9%. Certo una situazione molto diversa rispetto all’euro zona. Ma la Bns è comunque disposta mantenere alti gli obiettivi, uno fra tutti portare il tasso di inflazione al di sotto del 2%.
Qualche mese fa, Credit Suisse aveva previsto un aumento del tasso di policy di 0,25 punti percentuali a dicembre, portandolo così allo 0,75% da 0,50%. Aveva poi già annunciato che l’inflazione sarebbe rimasta al di sopra del 2%; per questo la Bns metterà mano ancora una volta al tasso guida a marzo 2023, ancora di 25 punti base arrivando così alla soglia dell’1%. A partire dal secondo trimestre del 2023, l’inflazione dovrebbe ridurre la sua pressione.
Cosa aspettarsi dalla BoE?
La Bank of England potrebbe puntare anch’essa su un aumento contenuto di 50 pb, portando il tasso guida al 3,50%. La situazione qui non è certo semplice. Il tasso d’inflazione è attualmente all’11,1% annuo, superiore a quello dell’area euro e degli Usa. Sui prezzi al consumo la pressione è ancora alta e il rischio di una spirale salari-prezzi è ancora presente. Intanto in Gran Bretagna il numero di scioperi continua a essere elevato poiché i dipendenti non vogliono accontentarsi di aumenti salariali inferiori all’inflazione, in un Paese che di fatto è già in recessione.
La posizione della Bce
La situazione è complicata anche per la Bce. Alcuni Paesi dell’euro zona rischiano infatti la recessione tecnica, a fronte di un’inflazione ancora elevata. Gli esperti prevedono anche in questo caso un aumento di 50 punti base, rispetto ai precedenti di 75pb, con il tasso guida che arriverà al 2,0%. Non è da escludere ad ogni modo un rialzo di questa portata, ma solo a fronte di uno slittamento della riduzione di bilancio tramite quantitative tightening previsto per inizio 2023 al primo trimestre dell’anno. Ciò consentirebbe ai Paesi con maggiori esigenze di finanziamento di poter contare sui reinvestimenti della Bce per diversi mesi dal primo semestre. La Bce ha comunicato venerdì che i rimborsi anticipati TLTRO per questo mese ammonteranno a 447,9 miliardi di euro, ben oltre le attese.
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