Dopo aver toccato quota 136 sul dollaro, ora è intorno a 80 e ha recuperato quasi tutto il suo valore, ma è solo un bluff. L’appello della governatrice alla Duma: «Le aziende cerchino nuovi partner e accordi»
Dice Vladimir Putin che la Russia ha resistito all’«assalto economico» realizzato dall’Occidente, fra sanzioni sempre più severe e rincarate che avrebbero dovuto rendere il rublo spazzatura. Falso, infatti. Se all’inizio la moneta russa aveva dimezzato il suo valore, oggi l’ha praticamente riacquisito ormai tutto e ora viaggia intorno a 80 sul dollaro, invece dei 130 del mese scorso, picco di 136,7 il 7 marzo.
Ripresa artificiale: il Pil si ridurrà del 10%
Secondo Putin, l’unico risultato è stato piuttosto quello di determinare il «declino negli standard di vita» dei Paesi che hanno deciso di imporre provvedimenti vessatori. Ha dunque avuto un senso punire la Russia, e con essa noi stessi, se questo poi è il risultato? Il dibattito è aperto e una risposta secca in fondo non esiste. Si dice che il peggio, per la Russia, debba ancora venire e non stia nel valore odierno del rublo: ma in un Pil che dovrebbe ridursi del 10%, addirittura 15% secondo le stime americane, in mesi di inflazione e disoccupazione devastanti e soprattutto in un rublo che, così come oggi sembra rinvigorito, presto dovrebbe mostrare il suo volto reale. La ripresa, cioè, sarebbe del tutto artificiale, non corrispondente a verità e destinata presto a mostrarsi per quel che è: un grande inganno.
Le misure di un’economia isolata
Complice la governatrice della Banca centrale Elvira Nabiullina, data per dimissionaria all’inizio dell’invasione e in realtà saldissima in sella, riconfermata per un altro mandato. Per sostenere il valore del rublo e isolare l’economia russa invece di integrarla in quella mondiale come in passato, ha alzato i tassi di interesse addirittua al 20%, solo dieci giorni fa ridotti al 17%. Inoltre, ha praticamente sospeso le transazioni in rubli, attraverso una serie di misure che impediscono il cambio all’estero. Non da ultimo, ha agganciato il valore del rublo all’oro, che sarà pagato 5mila rubli al grammo fino al 30 giugno, mentre il Governo ha imposto alle aziende di usare la moneta nazionale, in primis quelle del gas costrette a rifiutare i pagamenti in dollari.
La crescita è bloccata
Qualcuno - non l’Europa - ha accettato il compromesso; fra gli ultimi l’Armenia, che la scorsa settimana avrebbe cominciato a pagare in rubli. Si tratta comunque però di una situazione fittizia, destinata a crollare non appena la valuta tornerà libera sul mercato. Secondo gli analisti, quello che oggi Putin mostra è un enorme bluff cui solo un profano può credere: se le sanzioni non hanno portato risultati, è perché attendono le cifre di una crescita economica che risulterà potentemente danneggiata. Tanto più che, per riprendere le parole di Iikka Korhonen, esperto della Banca di Finlandia in Russia, «il rublo non è più una valuta liberamente convertibile, quindi il tasso di cambio ufficiale non è molto rilevante».
La resa dei conti a fine anno
Per capire se e quanto le sanzioni avranno inciso, bisognerà attendere ancora un po’. Probabilmente la fine del 2022, secondo Andris Strazds, consulente del dipartimento Relazioni internazionali e comunicazione della Banca di Lettonia e membro del Consiglio europeo per le relazioni estere. «Lo stesso vale per i mercati finanziari: il raddoppio dei tassi di interesse farà male e ci saranno problemi di prestiti in sofferenza».
Le ammissioni della governatrice
La novità delle ultime ore è che ha dovuto riconoscerlo anche la stessa Nabiullina, ammettendo l’inevitabile e prossimo fallimento dei suoi tentativi recenti di tenere in piedi a forza l’economia russa. In un discorso alla Duma, ha dichiarato che ci vorrà fino al 2024 per riportare l’inflazione all’obiettivo del 4%. «Il periodo in cui l’economia può vivere di riserve è finito: già nel secondo e terzo trimestre entreremo in un periodo di trasformazione strutturale e di ricerca di nuovi modelli di business».
Nuovi partner per le aziende
Dovere imminente di una Russia che vuole provare a resistere è dunque quello di individuare un modo efficace per rispondere alle restrizioni sulle importazioni, la logistica del commercio estero e, a breve, le limitazioni sulle esportazioni. Per la governatrice della Banca centrale la strada è una soltanto e passa da un atteggiamento nuovo delle aziende, chiamate a cercare altri partner e siglare nuovi accordi.
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