Il decimo pacchetto dovrebbe essere approvato a breve. Secondo l’Ue, gli effetti sono lenti ma progressivi: si tratta di misure che penalizzano l’economia russa sul lungo termine.
Nove pacchetti già in vigore, il decimo pronto a essere introdotto: ma le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia, nella loro incapacità di fermare la guerra, sono almeno riuscite a sortire effetto di qualche genere fra quelli auspicati, se non il principale? O sono passate via come acqua che scorre, senza condizionare decisioni politiche né mettere in difficoltà i destinatari? Secondo l’Ue, non c’è enigma: hanno inciso sull’economia del Paese, tanto che l’azione dell’Europa, forte di questo risultato presunto, non si ferma.
Prossimo obiettivo: beni industriali critici
Anzi, si allarga anche all’Iran, promette Ursula Von der Leyen, annunciando l’imminente divieto che interesserà le esportazioni di beni industriali critici per un valore di 11 miliardi di euro. Oltre al Cremlino, saranno interessati anchi gli enti iraniani collegati ai Guardiani della rivoluzione, colpevoli di aver prestato sostegno alla guerra. Si andrà così ad aggravare un quadro che non si immaginava sarebbe diventato così pesante ed esteso, quando, il giorno prima dell’inizio delle ostilità, venne approvato un primo pacchetto di sanzioni contro 351 membri della Duma, responsabili di aver dato ufficialità alle due repubbliche separatiste di Donestk e Lugansk.
Cronistoria di un anno di sanzioni
Poi le azioni contro i leader politici e militari, i velivoli russi impossibilitati a sorvolare lo spazio aereo europeo, il blocco delle esportazioni verso la Russia, il congelamento dei beni russi presenti nell’Unione, l’esclusione delle principali banche "nemiche" dal sistema di pagamenti Swift. Un’escalation continuata con l’embargo al petrolio russo e il tetto al prezzo dei prodotti petroliferi raffinati. E, fra qualche giorno, lo stop probabile a elicotteri, veicoli specializzati, pezzi di ricambio per camion, prodotti tecnologici, materiale edile, telecamere termiche, sensori, antenne. La lista non è ancora ufficiale, precisa per l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Josep Borrell.
Misure eluse: l’Ue fatica a stare unita
Eppure, al di là di una diminuzione dei ricavi derivanti dal petrolio russo, il cui traffico verso l’Europa «è stato ridotto del 90%» secondo le stime di Lauri Myllyvirta, analista del Centre for Research on Energy and Clean Air, resta il dubbio riguardo all’efficacia di misure che, negli ultimi mesi, stanno dividendo sempre di più l’Europa. A cominciare dal fatto che le sanzioni verrebbero eluse; per questo, alcune nazioni, capeggiate dal governo olandese, invocano un controllo centralizzato per smascherare ogni tentativo di aggiramento. «Mantenere la coesione dell’Ue non è stato facile», ammette Borrell.
Un veleno lento che sarà devastante: forse
Ciò detto, suscita dubbi anche l’effetto complessivo delle sanzioni, definito «limitato sulla capacità della Russia di finanziare la sua guerra» da Philipp Lausberg, analista politico dell’European Policy Centre. «Ma molte di queste sanzioni sono progettate per funzionare sul lungo periodo, non a breve termine». Un «veleno lento», insomma, per dirla con le parole esatte di Borrell.
Il paradosso di un’Europa che soffre. Ma...
Di fatto, però, la Russia si avvale di un ampio fondo di riserva nazionale e «anche con un grande deficit di bilancio, anche se l’economia è in contrazione, i russi hanno ancora 155 miliardi di dollari a disposizione e possono finanziare le loro guerre attraverso questo fondo. Che però si sta lentamente assottigliando», ammette Lausberg. Il punto è però che a farne le spese maggiori, in passato, è stata soprattutto l’Europa, alle prese con gli incrementi del prezzo del gas. La situazione dovrebbe però cambiare presto e, a detta di qualcuno, invertirsi. «L’Europa non è entrata in recessione l’anno scorso e si prevede che non lo farà nemmeno quest’anno - conclude Lausberg - Invece, la Russia ha ammesso una riduzione del 5% del suo prodotto interno lordo nel 2022. E probabilmente andrà molto peggio nel 2023».
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