Il tracollo di un’altra banca regionale americana è stato scongiurato in extremis dal contributo di liquidità di alcuni tra i più grandi istituti del Paese. Nel frattempo spicca il volo Wall Street.
First Republic Bank, che sta affrontando una crisi di fiducia da parte di investitori e clienti, eviterà il fallimento grazie all’ancora di salvezza da 30 miliardi di dollari fornita da un gruppo di grandi banche americane. Nel recente contesto di crisi del settore bancario oltreoceano, il salvataggio ha avuto ripercussioni positive sui mercati finanziari.
11 banche in soccorso per 30 miliardi
«Questa dimostrazione di sostegno da parte di un gruppo di grandi banche è molto gradita e dimostra la resistenza del sistema bancario», ha dichiarato giovedì il Dipartimento del Tesoro in un comunicato. Come riportato dalla CNN, tra le principali banche che sono corse in soccorso di First Republic figurano JPMorgan Chase, Bank of America, Wells Fargo, Citigroup e Truist. L’invio di 30 miliardi di dollari fornirà all’istituto di credito di San Francisco la liquidità necessaria per far fronte ai prelievi dei clienti e per rafforzare la fiducia nel sistema bancario statunitense, che sta affrontando un momento tumultuoso.
Da First Republic non è stato ancora rilasciato nessun commento, e alle richieste dei media i portavoce hanno deciso di non rispondere. In un comunicato, invece, gli istituti corsi in aiuto hanno affermato che la loro azione «riflette la loro fiducia nella First Republic e nelle banche di tutte le dimensioni», aggiungendo che «le banche regionali, medie e piccole sono fondamentali per la salute e il funzionamento del nostro sistema finanziario».
La crisi delle banche statunitensi
I problemi di First Republic hanno evidenziato le continue preoccupazioni per il sistema bancario dopo il crollo della Silicon Valley Bank (SVB) e di Signature Bank. Uno dei problemi principali è che molte banche regionali hanno grandi quantità di depositi non assicurati al di sopra del limite della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) di 250.000 dollari. Sebbene non si avvicini all’enorme percentuale di depositi non assicurati della SVB del 94% del totale, la First Republic ne conta comunque il 68%.
Questo ha portato molti clienti a lasciare la banca e a mettere i loro soldi altrove: a questo punto all’istituto non rimaneva che prendere in prestito denaro o vendere attività per pagare ai clienti i loro depositi in contanti.
Per generare profitto, le banche usano una parte dei depositi dei clienti per concedere prestiti ad altri. First Republic ha un rapporto passività/depositi eccessivamente alto, pari al 111%. In altre parole, significa che la banca ha prestato più soldi di quanti ne abbia depositati dai clienti, una scommessa particolarmente rischiosa per gli investitori.
Necessaria la mediazione del governo
Giovedì il Segretario al Tesoro Janet Yellen si è incontrata privatamente a Washington con l’amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon prima che 11 banche accettassero di depositare 30 miliardi di dollari nella First Republic Bank per stabilizzare l’istituto di credito sul baratro. L’incontro ha rappresentato il culmine di quella che è stata una serie di colloqui negli ultimi due giorni tra la Yellen, altri funzionari statunitensi e i dirigenti di alcune delle maggiori banche del Paese, alla ricerca di un’ancora di salvezza del settore privato per la banca californiana in crisi.
Contemporaneamente, la Federal Reserve ha creato un sistema di prestiti progettato per evitare il fallimento delle banche regionali, dopo il crollo della SVB. Lo strumento consentirà a queste di dare alla Fed i loro titoli del Tesoro come garanzia per prestiti di un anno. In cambio, la Fed darà alle banche il valore pagato per i Treasury.
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Ossigeno per i mercati finanziari
Nel frattempo, il salvataggio in extremis dell’istituto ha portato serenità sui mercati. Le azioni della First Republic, che giovedì sono state fermate più volte per la volatilità, hanno chiuso la giornata in rialzo di oltre il 10%.
Gli investitori oltreoceano hanno cavalcato la notizia con entusiasmo, tanto da portare i principali indici di Wall Street a rialzi decisi. Dopo alcune giornate nere sui mercati, a causa del crollo di Credit Suisse, questo scampato disastro si è rivelato positivo.
Giovedì, il Dow Jones ha chiuso gli scambi in rialzo dell’1,17%, l’S&P 500 si è sollevato dell’1,76%, mentre il Nasdaq è volato fino ad addirittura il 2,48%. Gli investitori considerano definitivamente scongiurata la crisi delle banche americane?
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