A causa del "Decreto trasparenza" del governo, volto a indagare sull’aumento del prezzo del carburate, le stazioni di servizio italiane resteranno chiuse due giorni per protesta.
Le stazioni di servizio italiane hanno indetto uno sciopero di 48 ore come atto di protesta.
I benzinai rimarranno chiusi dalle 19 di martedì 24 gennaio fino alla stessa ora di giovedì 26. Gli orari saranno leggermente diversi per i distributori sulle autostrade: in questo caso rimarranno inaccessibili dalle 22 di martedì fino alle 22 di giovedì.
Lo sciopero è stato indetto dai sindacati Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio, di cui fa parte il 70% dei 22mila distributori attivi in tutta Italia. Le associazioni hanno spinto i gestori delle stazioni a non garantire nemmeno il rifornimento self-service, poiché trovano il decreto una «vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria» compiuta da alcuni membri del governo di Giorgia Meloni.
Una protesta in risposta al governo
Lo sciopero arriva in risposta alle misure del premier Giorgia Meloni per combattere l’aumento dei prezzi del carburante. La scintilla si è accesa due settimane fa, quando il Consiglio dei ministri ha approvato le misure sulle tariffe del carburante, con lo scopo di agevolare i cittadini e fare maggior trasparenza sui prezzi dei distributori, in modo da scoraggiare le speculazioni degli impresari.
Negli ultimi giorni sono inoltre giunte pesanti accuse verso la categoria dei benzinai, direttamente da alcuni membri del governo di destra, tra cui il leader della Lega e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Questi hanno accusato i gestori delle stazioni di aver effettuato rincari eccessivi sul prezzo del carburante.
Il "decreto trasparenza"
I proprietari delle stazioni di rifornimento hanno subito contrattaccato e fatto chiarezza sul recente aumento dei prezzi della benzina nel Bel Paese. Questi hanno confermato che la ragione dietro il rincaro è stata la cessazione dello sconto sulle accise, che durante il 2022 ha mantenuto più bassi i prezzi del carburante.
Il governo è però rimasto irremovibile sulla sua linea d’azione e ha ordinato alla Guardia di Finanza di indagare sugli aumenti di prezzo. Inoltre, con l’entrata in vigore del “decreto trasparenza”, gli operatori saranno obbligati a pubblicare il prezzo medio al litro della regione di appartenenza affiancato a quello delle loro pompe. Secondo i sindacati protagonisti dello sciopero, queste misure puniscono soltanto le imprese senza offrire alcun tipo di aiuto ai clienti.
Come fare rifornimento in questi giorni?
Fare rifornimento per i prossimi due giorni in Italia sarà molto difficile ma non impossibile. Questo poiché non partecipano allo sciopero le stazioni rappresentate da altre associazioni di categoria, come Angac e Asnali, oltre ai distributori gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere. Tuttavia, in entrambi i casi risulta impossibile conoscere in anticipo quali benzinai aderiscono all’azione sindacale e quali no.
Inoltre ci saranno alcuni servizi minimi garantiti dalla legge. Esiste infatti l’obbligo che sulle autostrade deve rimanere aperto almeno un distributore ogni 100 chilometri.
Per i conducenti che si trovano nelle zone di confine con il nostro Paese sarà comunque possibile attraversare la frontiera per trovare tutte le stazioni di servizio aperte.
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