Solamente tre giorni fa, a Kaub nei pressi di Francoforte, il livello d’acqua è sceso a 49 cm. Poco lontano dalla soglia dei 40 cm, quando la navigazione dovrà essere completamente sospesa.
Penuria di materie prime, rincaro dei prezzi dell’energia e guerra in Ucraina non bastavano. Ad appesantire il tutto c’è anche la siccità. Basta guardarsi attorno per accorgersene: i prati sono gialli, gli alberi hanno assunto i colori autunnali in piena estate, i ghiacciai si sciolgono. Le temperature si fanno sempre più torride e le precipitazioni più scarse. Un problema che sta diventando sempre più importante e che non si traduce soltanto nella mancanza d’acqua per irrigare campi o per cucinare; si riflette su tutto l’assetto economico europeo.
A preoccupare sono i livelli di laghi e fiumi, in modo particolare del Reno, pilastro secolare dell’economia olandese, svizzera e tedesca. Ormai da settimane, l’allarme è stato lanciato: se va avanti così, diventerà impraticabile.
Reno troppo basso, a rischio le navi cargo
In un’inchiesta, Bloomberg fa il punto della situazione: la Svizzera registra i livelli di energia idroelettrica ai minimi dal 2017; nei Paesi Bassi, i traghetti si sono dovuti fermare, dando un duro colpo al traffico di auto, camion e biciclette.
Il Reno è un collegamento cruciale anche per la Germania: le sue centrali elettriche e a carbone, i produttori di acciaio e altre industrie della Ruhr si affidano al fiume per ricevere le materie prime. Solamente tre giorni fa, a Kaub nei pressi di Francoforte, il livello d’acqua è sceso a 49 cm. Poco lontano dalla soglia dei 40 cm, quando la navigazione dovrà essere completamente sospesa, poiché le chiatte non riuscirebbero navigare.
Ma a essere danneggiati, non sono solo i trasporti. Nella gola meridionale del Reno, i celebri vigneti noti per la produzione di Riesling “renano”, hanno cambiato colore: il verde delle viti ha virato verso il marrone.
Aumentano i costi per il trasporto merci
Complessivamente, i bacini idrogeologici del continente trasportano più di 1 tonnellata di merci all’anno per ogni residente. Secondo i calcoli basati sui dati Eurostat, inoltre, danno un contributo di 80 miliardi di dollari all’economia dalla regione, come mezzo di trasporto. Se l’andamento non migliorerà, se non ricomincerà a piovere, si prevede che la situazione trascinerà le economie della regione a una perdita superiore ai 5 miliardi di euro persi a causa dell’analoga situazione avuta nel 2018 sul grande fiume.
Fatto sta che ora si aggiunge anche il rincaro dei trasporti: il tasso di chiatta per una spedizione è aumentato del 30% nell’arco di una sola giornata.
A rischio il trasporto merci
È facile intuire, che se non dovesse piovere, con il livello del Reno in continua discesa, le aziende saranno costrette a studiare vie alternative per il trasporto dei materiali: nella sola Germania, si stima che potrebbero servire fino a 110 camion per rimpiazzare il carico di una chiatta media. In un contesto in cui mancano 80’000 camionisti, a causa della guerra in Ucraina.
Anche il Po è in secca
Intanto anche nella vicina Italia si fanno i conti con la siccità peggiore della storia. Nella Pianura Padana, dove si coltiva il 30% del raccolto italiano, gli agricoltori sono alle prese con i danni a piantagioni di riso, mais e girasole. Il Po, bacino a cui solitamente si attingeva per irrigare le colture, è in secca. Il suo livello è il più basso degli ultimi 70 anni.
Sul Danubio
Le cose non vanno meglio sul Danubio. Tra Bulgaria, Romania e Serbia sono in corso operazioni di dragaggio, mentre le navi rimangono in attesa per scaricare le merci. A risentirne anche il turismo: la classica crociera sul fiume non è salpata.
Il Danubio è importante per il trasporto di combustibili: carbone per le centrali e prodotti petroliferi. Fermando il traffico navale, diversi settori andrebbero in crisi.
Clima impazzito
Mentre l’Europa è alle prese con la peggior crisi idrica del secolo, in altre zone del mondo, inondazioni catastrofiche hanno colpito lo stato americano del Kentuchy, il Sud Africa e il Brasile. In Cina invece sono stati osservati entrambi i fenomeni.
Ebbene, tutti abbiamo sotto gli occhi gli effetti del cambiamento climatico, ormai diventato inarrestabile. I ghiacciai alpini stanno scomparendo e i bacini idrogeologici alimentati dalle nevi accumulate durante l’inverno, a causa della scarsità delle precipitazioni, stanno soffrendo riducendo nettamente la loro portata. Solamente quest’estate, stando ai dati diffusi dall’Agenzia europea dell’ambiente, la regione ha registrato una temperatura di 2 gradi in più dalla seconda metà del XIX secolo. Con la scomparsa dei ghiacciai, un fenomeno irreversibile, non verrebbe meno solo la riserva d’acqua. La roccia nuda assorbirebbe il calore del sole, anziché rifletterlo come fanno i ghiacciai. Questo non farebbe altro che accelerare il processo del cambiamento climatico.
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