«Prepariamoci al taglio completo del gas». Allora sì che la Svizzera sarebbe nei guai

Sara Bracchetti

6 Luglio 2022 - 17:04

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Secondo gli analisti di Ubs, inflazione e politica monetaria restrittiva non rappresentano un rischio recessione per il Paese: a meno che non si interrompano i flussi energetici, come ipotizzato dalla von der Leyen.

«Prepariamoci al taglio completo del gas». Allora sì che la Svizzera sarebbe nei guai

L’incognita grande resta quella del gas russo, con il taglio dei flussi verso i Paesi dell’Europa, - 75% a giugno rispetto a un anno fa secondo l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), e il pericolo non infondato di un blocco totale nel momento di maggiore bisogno. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha messo in guardia giusto qualche ora fa, parlando al Parlamento riunito in plenaria: «Dobbiamo prepararci a ulteriori interruzioni dell’approvvigionamento di gas, anche a un taglio completo dalla Russia». E allora sì che sarebbero guai, nonostante il «piano di emergenza» annunciato per far fronte a Putin che «continua a usare l’energia come un’arma». Guai seri, anche per la Svizzera.

L’atterraggio morbido della Confederazione

Perché la questione energetica, non è una scoperta, è strettamente legata a quella economica: e porta con sé uno spettro recessione che, altrimenti, la Confederazione potrebbe scantonare con agio relativo. Almeno secondo gli analisti di Ubs, concordi nell’affermare che la situazione attuale rallenta certo la ripresa post-Covid, ma non in maniera così incisiva come invece altrove quasi ovunque. Nel periodico "Outlook Svizzera", pubblicato oggi, parlano di un «atterraggio morbido», grazie a una crescita del Pil del 2,4% nel 2022 e dello 0,9% nel 2023: valori inferiori ai pronostici iniziali, +2,5% e +1,5%, ma non certo pessimi. Tanto più che si potrà approfittare dell’elevato potenziale di recupero dopo la pandemia e del rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca nazionale svizzera.

Possibile razionamento delle scorte

Il destino della Svizzera resta però in mani russe. Le prospettive potrebbero infatti stravolgersi qualora vi fosse una carenza nelle scorte di gas, dettata da un eventuale embargo e una scelta politica non peregrina del Cremlino. L’aumento dei prezzi che ne seguirebbe e il razionamento obbligato farebbero precipitare la situazione: scenario attualmente non privilegiato, secondo l’economista Ubs Alessandro Bee, ma che è aggravato da percentuali di rischio sempre più elevate.

Il pericolo è anche l’Eurozona

Vero è che la spesa energetica della Svizzera non è così importante come nel resto dell’Europa: ogni famiglia spende circa la metà. Una recessione nell’Eurozona avrebbe però influssi deleteri sulla Confederazione, causa crollo delle esportazioni. La crescita si ritroverebbe così un segno negativo, anche se, sempre secondo Ubs, una resilienza più elevata consentirebbe di attutire in parte il colpo.

Interessi allo 0,75% entro fine marzo

Secondo il capo economista Daniel Kalt, la Bns dovrebbe inoltre continuare ad aumentare il tasso guida, portandolo allo 0,75% entro marzo 2023, con previsioni di inflazione del 2,7% per il 2022 e 1,5% per l’anno prossimo.

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