«Probabilmente abbiamo tutti sottovalutato la pressione inflazionistica nel 2021», ha confessato Jordan intervistato da una giornalista della Cnbc in un panel al Wef di Davos.
«Con il senno di poi la politica monetaria ovunque era un po’ troppo espansiva». È quanto ha dichiarato il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan alla Cnbc, quando gli è stato chiesto da una giornalista della testata se la situazione economica attuale sarebbe stata diversa, se le banche centrali avessero reagito tempestivamente ai primi segnali di inflazione.
Il presidente della Bns, durante un panel al World Economic Forum di Davos, ha poi aggiunto che la politica ultra accomodante degli ultimi anni, non ha permesso di mantenere i prezzi al consumo sotto controllo, portando di conseguenza alla situazione in cui l’economia mondiale versa attualmente.
«Probabilmente abbiamo tutti sottovalutato la pressione inflazionistica nel 2021», ha ammesso Jordan. Ha poi assicurato che nel 2023 l’inflazione con ogni probabilità scenderà, dopo aver toccato in Svizzera il massimo di tre decenni ad agosto al 3,5% e nell’eurozona un record a ottobre, oltre l’11%. Per il governatore svizzero, ad ogni modo, il salto dal 4 al 2% sarà difficile.
A dare del filo da torcere c’è soprattutto l’inflazione core che non scende rapidamente. Dunque, «l’impegno delle banche centrali per tornare alla stabilità dei prezzi sarà assolutamente essenziale», ha aggiunto.
Le banche centrali mantengano i loro mandati
Come sottolineato più volte in questi mesi, Jordan ha spiegato che la priorità assoluta delle banche centrali è la stabilità dei prezzi. Non ha poi saputo dire se all’orizzonte vi sia o meno una recessione: «Si spera che abbia un impatto limitato sull’economia reale, ma è difficile da prevedere».
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Indebolimento del franco
Dopo le parole di Jordan, immediata la reazione del franco che dopo aver recuperato qualche punto sull’euro, è tornato a indebolirsi. Dopo le 10.30 la coppia EUR/CHF era infatti a quota 0.9984 franchi, raggiungendo di fatto il picco della mattinata. Nel primo pomeriggio, la moneta unica risulta ancora rafforzata a 0,9971 franchi in rialzo dello 0,51%. La moneta svizzera si è indebolita anche nei confronti del dollaro, nel primo pomeriggio è a quota 0.9218 franchi, in crescita dello 0,62%.
Necessaria ancora la stretta sui tassi
«L’inflazione - ha continuato - è ancora a un livello tale da rendere necessaria una politica monetaria più restrittiva». Una prospettiva già delineata nei giorni scorsi sia dalla Federal Reserve che dalla Banca centrale europea. Il governatore elvetico ha dunque confermato l’impressione e rinnovato ancora una volta l’intento della Bns a non mollare il colpo, perseverando nell’obiettivo di riportare il tasso inflazionistico sulla soglia del 2% entro la fine dell’anno.
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