A marzo sono stati creati 236mila posti di lavoro, a fronte dei 326mila occupati di febbraio.
A marzo negli Usa sono stati creati 236mila posti di lavoro, dato che conferma la solidità e la resilienza del mercato americano, nonostante il ciclo di aumenti dei tassi di interesse iniziato un anno fa dalla Fed e non ancora concluso. Rappresenta un rallentamento, a fronte dei 326 mila occupati di febbraio, dato rivisto al rialzo rispetto ai 311 mila inizialmente riportati; il valore di gennaio è sceso a 472mila, ovvero 32mila posti in meno rispetto alla prima pubblicazione. La disoccupazione è passata dal 3,6 al 3,5%.
I dati sono stati molto vicini alle stime fatte dagli economisti: il Dow Jones infatti aveva previsto 238mila nuovi posti di lavoro. Nonostante questo, complessivamente è l’aumento più contentuto da dicembre 2020.
Le retribuzioni orarie medie sono aumentate dello 0,3% su base mensile, portando l’aumento su 12 mesi al 4,2%, il livello più basso da giugno 2021. La settimana lavorativa media è scesa a 34,4 ore.
Aumentano i rendimenti Treasury
In questo Venerdì Santo, in cui i mercati azionari sono chiusi, i future sono aumentati, così come i rendimenti del Treasury dopo l’annuncio del rapporto.
A guidare l’incremento, i settori del tempo libero e dell’ospitalità con una crescita di 72mila posti di lavoro, anche se sotto la soglia dei 95mila posti negli ultimi sei mesi. Solidi aumenti sono stati registrati anche da governo (+47mila), servizi professionali e imprese (39mila) e sanità (34mila). Mentre la vendita al dettaglio ha subito una perdita pari a 15mila posti di lavoro.
Conseguenze crack finanziario non ancora visibili
I dati sull’occupazione arrivano in un mese scosso dalla crisi sulla piazza finanziaria, innescato dal fallimento delle banche regionali Silicon Valley Bank e Signature Bank.
«I dati di marzo sono effettivamente uno sguardo indietro nel mondo pre-SVB; l’indagine sulle buste paga è stata condotta la settimana successiva al fallimento della banca, troppo presto perché i datori di lavoro potessero rispondere. Ma il colpo delle condizioni di credito più restrittive sta arrivando», ha scritto Ian Shepherdson, capo economista di Pantheon Macroeconomics.
Insomma, le conseguenze dell’evento che ha sconvolto l’asset bancario non sono ancora state toccate.
I rapporti pubblicati in questa settimana, tuttavia, comunicano che a marzo i licenziamenti sono aumentati del 400% rispetto a un anno fa. Sono aumentate le domande di disoccupazione e i salari privati sembrano diminuire.
Cosa farà la Fed?
A maggio la Fed si riunirà ancora per decidere nuovamente in merito ai tassi di interesse, portati a marzo al 4,75%. Stando a quanto riportato dalla Cnbc, diversi funzionari della banca centrale questa settimana hanno affermato di rimanere impegnati nella lotta all’inflazione e di vedere i tassi di interesse rimanere elevati nel breve periodo. E mentre qualcuno sperava che il prossimo mese la Fed potesse optare per una pausa, pare chiaro che sarà altamente probabile un nuovo aumento. Anche se gli investitori temono che così facendo la recessione sia inevitabile.
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