La crisi in Borsa di Tesla non c’entra nulla: se il ceo non si farà vedere a Davos, settimana prossima, è solo perché considera l’evento «noioso da morire».
Chi sperava di quantomento intravederlo in Svizzera, la prossima settimana; di ascoltare in diretta le sue dichiarazioni che fanno clamore, le sue uscite controcorrente, le sue osservazioni al limite della provocazione che si odiano o si amano, si metta il cuore in pace. Elon Musk, l’uomo fra i più chiacchierati degli ultimi anni, il patron di Tesla che sta travolgendo e stravolgendo Twitter, non sarà a Davos il prossimo lunedì, né arriverà con qualche ritardo entro venerdì, giorno di chiusura della 53a edizione del World Economic Forum. Cinquantadue Capi di Stato e di Governo, oltre 2700 leader della realtà politica, del business e della società civile provenienti da 130 Paesi del mondo, un appuntamento ambito per cui tanti farebbero perfino carte false, ma lui no: il meeting è, detto a modo suo, semplicemente «noioso da morire».
Non solo Musk: il sarcasmo del Financial Times
Del resto, l’ha scritto chiaro anche l’autorevole Financial Times, nei giorni scorsi. Non con fini denigratori, semplicamente come dato di fatto: ci sono (solo?) cinque buoni motivi per fare un salto al Wef, l’evento che vuole discutere e delineare vie d’uscita ai problemi del pianeta e concentrarsi, quest’anno, sulla "Cooperazione in un mondo frammentato". Il primo, provare a trovare un lavoro differente, incontrando gente e ascoltando tendenze. Il secondo, in qualche modo connesso: avviare nuove attività. Il terzo: poter stringere la mano a persone di successo e soprattutto scambiare con loro quattro chiacchiere, in modo da uscirne rinvigoriti nella convinzione di essere abbastanza intelligenti e intellettualmente prestanti da sostenere conversazioni con chi ha dimostrato di gran lunga i suoi talenti. Il quarto, puntare in alto: Al Gore o la regina Rania di Giordania, tanto per citarne due. Perché non provare a sedersi al loro fianco? L’ultimo, poter dire «Io c’ero» o «Ebbene sì, questo è stato uno dei grandi topic di Devos quest’anno, ora vi spiego perché». Ha forse il signor Musk bisogno di questo?
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Declinato l’invito di Klaus Schwab
Parrebbe proprio di no. Ecco perché avrebbe rifiutato senza remore l’invito di Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, che ha incassato il colpo ed è andato avanti dritto come nulla fosse, lungo la sua strada, a spiegare che «le molteplici forze politiche, economiche e sociali creano una maggiore frammentazione a livello globale e nazionale: per affrontare le cause profonde di questa erosione della fiducia, dobbiamo rafforzare la cooperazione tra governo e settore imprenditoriale, creando le condizioni per una ripresa forte e duratura. Allo stesso tempo, deve esserci il riconoscimento che lo sviluppo economico deve essere reso più resiliente, più sostenibile e nessuno dovrebbe essere lasciato indietro».
Avanguardia vs estabilishment: è loro il futuro?
Secondo Musk, però, il simposio di Davos non è più all’altezza di aspirazioni così grandi e nobili, perché non raccoglie più l’avanguardia, ma soltanto l’establishment. A danno di contenuti che, talvolta, risentono di una certa incapacità di cogliere il punto delle cose. Chi invece continuasse a pensarla nel solito e lusinghiero modo, non ha che da documentarsi sul fittissimo programma e gli interventi degli illustri ospiti. Non è da tutti, in fondo, storcere il naso come sa fare Mister Musk, davanti a temi che comunque meritano più di una secca critica. Si parlerà di intelligenza artificiale, cambiamento climatico, metaverso, cybersecutity, occupazione, educazione e apprendimento: più che probabile che qualcosa di interesse sia alla portata di ciascuno.
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