La Financial Technology è sparita nel nulla, portando con sé tutti i soldi degli investitori.
"La società si è trovata ad affrontare problematiche interne non previste", e quindi "ha deciso di effettuare un riassetto tutelando per primo il capitale depositato dai clienti, programmando una restituzione". Sono queste le parole con cui la Financial Technology, società di exchange di criptovalute italiana, si è congedata prima di sparire nel nulla, portando con sé i risparmi di 6000 investitori, tra i quali risultano anche dei ticinesi.
L’intricata vicenda, che riporta con la mente alla questione QuadricaCX, si snoda tra Silea, in Veneto, paese natio della società, e Londra, dove si trova la sede legale. Ma la storia di queste giorni porterebbe fino a Dubai: pare che i fondatori della Financial Technology si trovino proprio lì. Di fatto - però - sono spariti nel nulla.
Della Financial Technology non c’è più traccia, tanto meno dei soldi investiti in questi anni dai risparmiatori, stimati tra i 40 e i 100 milioni di euro. Un dato, tuttavia, ancora da verificare.
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Financial Technology, come è nata
In provincia di Treviso, a Silea, vivevano Christian Visentin (46 anni) e Mauro Rizzato (55 anni), soci fondatori della società. Con loro, l’avvocato Emanuele Giullino.
Alla base della loro offerta, un rendimento del 10% mensile, a fronte di un investimento iniziale. Nei primi tempi, il profitto arrivava puntuale nelle tasche degli investitori, il che ha portato a convincere, a loro volta, amici e parenti nell’investimento sulla piattaforma.
I primi segnali di mal funzionamento arrivano nel maggio di quest’anno: il sito dell’azienda risultava offline e sulla società iniziavano a circolare informazioni anomale. Fino a quando, qualche settimana fa, è stato diffuso il chiaro messaggio, che lasciava ben intendere agli investitori di essere stati truffati.
Le mosse degli investitori
Sul Corriere della Sera si legge come alcuni investitori si siano rivolti allo studio legale Lexia di Milano, mentre quelli veneti hanno subito preso contatti con il movimento Difesa del Cittadino di Treviso. Sentito dal quotidiano italiano, l’avvocato Matteo Moschini ha spiegato: «In una sola mattinata abbiamo ricevuto 150 tra telefonate e mail. Dall’analisi della documentazione relativa alla Nft emerge che la società di trova in una situazione di rischio elevato e non è in buone condizioni economico-finanziare, presentando il più basso merito creditizio e avendo chiuso il 2020 in perdita». Quel che si teme è che alla base della società vi sia uno schema Ponzi, favorito dalle difficoltà che il 2022 ha portato per il mercato cripto.
Intanto l’avvocato della società, Giullino, ha preferito non lasciare dichiarazioni, rinviando eventuali comunicazione della società nelle prossime ore. E mentre i cittadini si muovono raccogliendo firme per una class action, al momento non risultano presentate in procura denunce, né segnalazioni alla Guardia di Finanza.
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