A una settimana dalla pubblicazione degli scatti sulla rivista di moda, non si placano le polemiche di chi lo considera un affronto a chi muore in guerra
Lo chiameremmo "Ritratto di signora", non rendesse il caso ancora più irrispettoso e irriverente. Un affronto alla letteratura, da cui la definizione è tratta, e alla gente uccisa in battaglia, dilaniata nel mondo reale dalla crudeltà dell’uomo che si oppone all’uomo. Violenze, torture, vita che diventa morte; lei, intanto, guarda con lo sguardo serio dalla copertina di Vogue, in posa come una modella con i "suoi" abiti migliori. Lui al fianco, poche pagine più in là, a parlare dell’amore possibile - il suo - in tempo di guerra.
L’amore ai tempi della guerra
«Non abbiamo dubbi, vinceremo», proclama Olena Zelenska, fotografata da Annie Leibovitz a Kiev nel mese di luglio. «Naturalmente lei è il mio amore», dice il marito che per tutti gli altri è il presidente dell’Ucraina, cingendola da dietro la sedia e stringendole il braccio destro. Sulle pagine patinate della rivista, guadagnano più disprezzo che elogi, da parte di chi li accusa di vivere in pace mentre manda il popolo al fronte, invocando armi da un’Europa che intanto paga il prezzo del conflitto con il gas, il petrolio, i rincari generalizzati e un’inflazione che galoppa.
L’accusa: così si rende glamour il conflitto
L’immagine del coraggio, come scrive Vogue a presentare il servizio firmato da Rachel Donadio il 26 luglio, è quella di chi è al chiuso del palazzo presidenziale, a «glamourizzare» un conflitto che sta devastando il mondo. «Pessima idea», secondo il politologo americano Ian Bremmer, che rilascia su Twitter il commento più severo: «Zelensky ha fatto un lavoro fantastico nel battere i russi nella guerra dell’informazione».
Ecco chi vince la guerra dell’informazione
Fondatore di Eurasia, con poche parole sacrosante ha dato il via al coro di diaspprovazione sui social, contro i capelli ben pettinati, il trucco perfetto e gli abiti firmati, marchio rigorosamente in didascalia, che tanto stridono con le divise dei soldati e i sacchi di sabbia a fare da sfondo a qualche scatto. Bellissimo, ma fuori luogo, «offensivo» secondo il giudizio scritto di alcuni.
Dai campi di battaglia a Twitter, lo scontro continua
L’hashtag #ZelenskyWarCriminal ha raccolto in breve tempo la riprovazione più aspra, declinata in più maniere ma sempre senza mezze misure. «Questo soggetto è nel mezzo di una guerra, il suo paese viene distrutto e la sua gente muore sotto le bombe. E lui posa su Vogue». «Ciao, noi siamo gli Zelensky e siamo affranti per il nostro popolo che sta combattendo una sanguinosa guerra. Mandateci più soldi e più armi. Ma soprattutto più soldi». «L’attore continua la sua commedia tra apparizione tv, interviste e copertine patinate sulle riviste. Il classico uomo in guerra. Intanto il suo popolo muore». «Inopportuno atteggiamento narcisistico mentre nel suo paese tutti i giorni si muore».
La replica: «Questa copertina è un onore»
Se per Oliviero Toscani si tratta di commenti sterili, perché «Vogue è una rivista di moda e ha fatto bene il suo lavoro», resta l’amarezza di chi, pur appoggiando l’Ucraina, avrebbe preferito un atteggiamento in sordina. Tanto più dinnanzi alla reazione di chi persevera, dimostrando di non sapere comprendere la naturale perplessità di chi guarda da fuori ed esprime quantomeno sconcertoo. «Essere sulla copertina di Vogue è un grande onore e un sogno per molte persone in vista e di successo nel mondo - ribadisce su Twitter la moglie di Zelensky - L’unica cosa che auguro a tutti loro è che ciò non accada perché c’è una guerra nel loro Paese». E fine della storia.
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