Secondo l’imprenditore con base a Lugano, tra qualche anno i pagamenti con la carta di credito saranno sostituiti dal sistema blockchain.
Blockchain e criptovalute, a Lugano sono sempre più parte della quotidianità. L’obiettivo del Municipio, di far diventare la città un importante centro di eccellenza a livello europeo nell’adozione delle nuove monete digitali, sta riuscendo. Dopo il debutto del token Luga, il franco digitale di Lugano, nelle ultime settimane nei negozi della città è diventato possibile pagare anche in Bitcoin e Tether. Un progetto che consente a Lugano, con i suoi circa 65 mila abitanti, di diventare la prima città al mondo a implementare un sistema di pagamento in criptovaluta.
«Non è stato semplice – racconta Roberto Gorini, imprenditore e partner del progetto per la Città di Lugano, all’evento “Cashless e criptovalute” svoltosi lunedì a Milano –. Ora però a Lugano si può pagare da Mc Donald’s allo storico ristorante Gabbani, al negozio di abbigliamento, con Bitcoin, Tether e Luga». In sostanza, la Città di Lugano, «ha de facto messo a corso legare le tre monete cripto. Dando la possibilità ai cittadini di pagare anche le tasse».
Sistema cripto sempre più utilizzato dai commercianti
«Il Luga è stata creata apposta per il Municipio. E ora, 220 negozianti la utilizzando, a fronte di 8500 utenti che hanno un wallet aperto con la moneta». Il token, nato dalla collaborazione con Tether, ha l’intento di contribuire a creare una città migliore e tecnologica. Un progetto ambizioso a cui il Municipio contribuisce «fornendo una app gratuitamente ai negozianti e azzerando la commissione di pagamento». Per quanto riguarda i pagamenti in Bitcoin e Tether, «quando un merchant decide di incassare anche queste cripto, il pos viene fornito gratuitamente dall’associazione Plan B. Per i primi tre mesi le transazioni sono gratuite e a partire dal quarto ammonta all’1%».
Vantaggio tecnlogico
Ma ha senso implementare un pagamento in criptovalute per i negozianti? Secondo Gorini ci sono almeno 3 buoni motivi per farlo: tecnologico, economico e sociale. «Il fattore tecnologico è forse l’elemento più importante dei tre: la tecnologia della blockchain, estremamente innovativa, è superiore a quella della moneta digitale che abbiamo adesso. Nel pagamento sul retail funziona anche meglio: quando pago con carta di credito, di debito o virtualizzata un negoziante, in realtà non lo sto pagando direttamente. Piuttosto gli sto dando i dati necessari per prelevare dal mio conto personale. Dati che poi spesso vengono hackerati». Il rischio di sottrazione di dati sensibili come quelli di un conto corrente mostra che «la tecnologia delle carte di credito è obsoleta. È nata prima di internet, ma con internet non funziona», spiega. Nel caso di un pagamento in criptovaluta «i soldi sono inviati direttamente ai commercianti». Ciò significa che non vi sono dati che circolano e di conseguenza «nessuno può rubare soldi». Pone l’accento poi sulla sicurezza della blockchain: Bitcoin in 12 anni di vita non ha mai subìto un attacco. Solamente in caso di sottrazione delle chiavi di accesso al wallet si sono verificati dei furti. «La tecnologia “client server” delle banche non è sufficiente, tanto è vero che sono costrette a proteggersi con firewall e password, il cui costo gestionale ammonta a circa l’1,5%. La tecnologia è obsoleta e andrebbe e sarà sostituita».
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Vantaggio economico
Il secondo motivo è quello economico. «In questi anni le criptovalute si sono sempre più diffuse e a fine anno le persone che le utilizzeranno saranno 1 miliardo. Si intuisce come vi sia da parte del mercato, l’esigenza di utilizzarle, poiché le persone necessitano di una moneta più funzionale come riserva di valore». «Ogni anno, in condizioni di normalità, le banche centrali fissano come obiettivo l’inflazione al 2%. Ogni anno, dunque, il potere d’acquisto della valuta tradizionale perde valore. Per esempio, risparmiando sul conto corrente 20 mila franchi, tra vent’anni cosa mi comprerò? Sicuramente non quello che mi compro oggi. Il denaro perde valore costantemente». La criptovaluta, dunque, è considerata sempre più come un sistema di risparmio reale.
Motivo sociale
«Il terzo motivo per cui è corretto implementare un sistema di criptovalute, è perché le persone vogliono avere il possesso del proprio denaro. Oggi con la moneta tradizionale, ne abbiamo controllo solo quando ce l’abbiamo in tasca. Quando lo portiamo in banca non è nostro, diventiamo piuttosto dei siamo prestatori». In alcuni Stati, dove non sono presenti sistemi bancari, infatti, Bitcoin sta spopolando, come per esempio nelle Filippine. Infine, conclude l’imprenditore «Bitcoin va molto bene per i super ricchi che vogliono avere il completo controllo del proprio denaro, evitando che per cause legali – giuste o meno – gli venga bloccato il conto corrente».
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