La proposta del deputato Marco Romano è stata approvata venerdì dal Nazionale.
Il certificato antimafia sarà presto richiesto alle società italiane anche in Svizzera. E solo in questo modo potranno aggiudicarsi appalti pubblici. A proporlo al Consiglio federale in un postulato, il deputato Marco Romano dell’Alleanza di Centro (Centro/TI), approvato venerdì scorso dal Consiglio nazionale su raccomandazione dello stesso Governo.
La certificazione, rilasciata dalle prefetture, attesta che il richiedente non abbia a suo carico misure di sorveglianza speciale e di pubblica sicurezza, divieto/obbligo di soggiorno, condanna e sentenza definitiva o non definitiva per contraffazione, traffico illecito di rifiuti, scambio elettorale politico-mafioso, associazione a delinquere (anche di tipo straniero), sequestro di persona a scopo di estorsione.
Per Romano, il documento è essenziale per tutelare il sistema economico e degli appalti pubblici, con un volume finanziario rilevante, della Confederazione e dei Cantoni. Certificato che secondo il deputato dovrebbero essere richiesto anche ad aziende che beneficiano di subappalti.
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Tutelare il sistema economico
La tematica trova terreno fertile soprattutto in Ticino, dove nei mesi scorsi, le inchieste giudiziarie avevano portato a galla degli illeciti su importanti appalti: uno fra tutti quello per i lavori della galleria ferroviaria del Monte Ceneri. Gli abusi riguardavano i dipendenti, costretti a lavorare con turni massacranti e salari inadeguati, oltre a un’evasione contributiva di 3 milioni di franchi. L’azienda italiana in questione era finita al centro di un’inchiesta della Dda di Milano per presunte infiltrazioni della ‘ndragheta. Il cantiere venne fermato nel marzo del 2018, a seguito dell’arresto dell’imprenditore italiano Duccio Astaldi, amministratore delegato di Condotte d’Acqua Spa di Roma, responsabile dei lavori di scavo del tunnel del Monte Ceneri.
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