Il gruppo ha aumentato i prezzi del 10,2% in media nel 2023, registrando così un utile operativo di 3,2 miliardi di euro nel 2023: più di un miliardo in meno rispetto all’anno precedente.
La birra, si sa, è un piacere: e come tale allevia le difficoltà della giornata e i problemi della vita. Eppure, conosce anch’essa crisi, bene superfluo di cui fare a meno quando lo impongano le circostanze. Heineken, il secondo produttore di birra al mondo, ha per esempio moderato le aspettative di crescita dei profitti annuali: i prezzi più alti che ha dovuto applicare non hanno infatti saputo compensare il calo delle vendite, lo scorso anno.
Azioni in ribasso del 6%
Nei suoi ultimi risultati, pubblicati quest’oggi, il gruppo quotato ad Amsterdam ha dichiarato di aspettarsi una crescita dell’utile più modesta rispetto alle previsioni degli analisti, pari al 9,9%. Le azioni della società, che possiede anche marchi tra cui Amstel, Birra Moretti e Red Stripe, sono scese del 6% nelle prime contrattazioni.
Volumi diminuiti del 4,7%
Lo scorso anno i volumi sono infatti diminuiti del 4,7% rispetto a quanto gli analisti si aspettassero, in seguito a un incremento dei prezzi in media del 10,2%. Segnali di questa tendenza erano già venuti alla fine del 2022, e la Svizzera non aveva fatto eccezione. Heineken ha realizzato un utile operativo di 3,2 miliardi di euro nel 2023, in calo rispetto a 4,3 miliardi di euro nel 2022.
L’ottimismo cauto del ceo
L’amministratore delegato Dolf van den Brink ha dichiarato al Financial Times che Heineken ha aggiunto la cifra bassa all’intervallo a causa dell’incertezza sulle prospettive economiche e geopolitiche. «Si tratta ancora di un intervallo ampio che comprende cifre singole medio-alte», ha affermato, aggiungendo di essere «cautamente ottimista».
Le colpe dell’inflazione
Heineken ha affermato che gli aumenti dei prezzi volti a compensare «l’inflazione molto elevata dei costi di produzione e dell’energia e le condizioni macroeconomiche volatili in alcuni mercati chiave hanno influenzato il nostro slancio dei volumi».
Giù le materie prime, ma non i prezzi
La previsione è stata «deludente», ha affermato l’analista di RBC Capital Markets James Edwardes Jones, aggiungendo che gli investitori si aspettavano che il calo dei costi delle materie prime avrebbe aumentato i margini. Molte aziende hanno invece continuato ad aumentare i prezzi nonostante il calo dei costi delle materie prime.
Il Vietnam trascina in basso l’Asia
In Asia, Heineken ha registrato un calo del 10,6% nei volumi di vendita della birra, principalmente a causa del rallentamento economico e delle regole più severe sulla guida in stato di ebbrezza in Vietnam, che secondo Bernstein rappresenta poco meno del 10% dei profitti del gruppo.
L’Europa è in ripresa
I volumi di vendita in Europa sono diminuiti del 5,4% nel corso dell’anno, ma hanno recuperato leggermente nell’ultimo trimestre, registrando un calo del 3,4%. I volumi nella regione dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa orientale sono diminuiti invece del 6,3%, principalmente a causa dell’uscita di Heineken dalla Russia e delle perdite in Nigeria, dove l’inflazione e le riforme economiche hanno intaccato la spesa dei consumatori. Heineken ha affermato che le fluttuazioni valutarie hanno comportato un calo del 3% sui ricavi netti.
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