Il sostegno ricevuto da Finma e Bns non è stato sufficiente per recuperare la fiducia degli investitori. Intanto circola la voce, non confermata, che Ubs voglia acquisire Credit Suisse.
Non trova pace il titolo di Credit Suisse (CS) sulla Borsa di Zurigo, all’indomani del rimbalzo che aveva portato la quotazione sulla soglia dei 2 franchi.
Alla chiusura contrattazioni, il titolo CS è il fanalino di coda dell’indice SMI, in perdita dell’8.23% a 1,85 franchi per azione, rimasto in balìa della sfiducia degli investitori.
Ieri le azioni erano rimbalzate, recuperando il 19%, dopo l’annuncio da parte del Credito Svizzero di prendere in prestito 50 miliardi di franchi dalla Banca nazionale svizzera (Bns).
leggi anche
Credit Suisse solleva la testa. Luca Soncini e Franco Citterio: «Il fallimento è escluso»
Necessario riconquistare la fiducia
L’evoluzione di questo venerdì, è indice del fatto che la fiducia degli investitori è tutt’altro che riconquistata. Banchieri, analisti e investitori ritengono infatti che il prestito messo a disposizione da parte della Bns sia solo un modo per prendere tempo e per capire quale sarà la prossima mossa da mettere in campo.
Dal canto suo il ceo Ulrich Körner, che porta con sé l’esperienza maturata durante la ristrutturazione di Ubs, avvenuta nel 2008, della quale fu uno dei principali artefici, ha cercato di rassicurare nel comunicato diffuso giovedì notte riguardo alla solidità della banca e alla revisione strategica annunciata lo scorso autunno. Parole che però sembrano non aver convinto nessuno: né investitori né clienti.
Per Charles-Henry Monchau, chief investment officer di Syz Bank, banca privata ginevrina: «Il sostegno da parte della Bns e la dichiarazione delle autorità di regolamentazione indicano che il Credit Suisse nella sua forma attuale continuerà», ha affermato in una nota. «Tuttavia, queste misure non sono sufficienti per Credit Suisse per essere completamente fuori dai guai; si tratta di ripristinare la fiducia del mercato attraverso l’uscita completa della banca d’investimento, una piena garanzia su tutti i depositi da parte della Bns e un’iniezione di capitale proprio per dare al Credit Suisse il tempo di ristrutturarsi».
Gli scenari di JP Morgan
A tracciare i diversi scenari ci ha pensato JP Morgan secondo cui la situazione rimane incerta. Giudicano infatti il sostegno di liquidità fornito dalla Bns insufficiente, mentre l’acquisizione da parte di un colosso come Ubs rappresenterebbe un’ipotesi al quanto probabile. Né Credit Suisse né Ubs hanno voluto commentare questa indiscrezione. Tuttavia, secondo le informazioni raccolte da Bloomberg, Ubs sarebbe contraria all’acquisto di CS e viceversa. A quanto pare, la prima banca svizzera non vorrebbe assumersi i rischi legati alla concorrente, mentre CS spera di risollevarsi con le proprie gambe. L’acquisto di CS da parte di Ubs rappresenterebbe dunque una delle ultime carte da giocare. Inoltre, pare che Berna abbia espresso delle perplessità a riguardo, anche se da Palazzo federale per il momento nessuno proferisce parola.
Come hanno reagito i media
Le reazioni dei media svizzeri sono state diverse. Secondo il gruppo Tamedia, il salvataggio di Credit Suisse da parte della Bns rappresenta “uno scandalo senza paragoni”, nonostante sia una manovra necessaria per permettere alla grande banca di dissipare le impressioni negative da cui è stata travolta. Tamedia invita inoltre la politica assumere un ruolo attivo, esaminando l’idoneità dei fondi propri e stabilendo requisiti più severi per stipendi e bonus dei top manager.
Il Neue Zuercher Zeitung (Nzz) sostiene invece che al Credit Susse “manca una figura in grado di riportare la fiducia in una svolta, sia all’interno sia all’esterno della banca”. E nonostante i 50 miliardi della Bns possano offrire un aiuto per il completamento della revisione strategica, sarebbe più efficace individuare una banca più solida per concordare una fusione.
Il Blick si aspetta invece una posizione “chiara” da parte di Körner e Lehmann: è ora che mostrino “leadership e accettino la responsabilità”. Il giornale zurighese mette in discussione che i dirigenti abbiano gli strumenti necessari, poiché sembra mancare “una visione o piani concreti su come i fondi perduti possano tornare a Credit Suisse in un secondo momento”.
Infine, Pierre-André Sieber, vice caporedattore del friburghese La Liberté, nel suo editoriale ha detto che CS “deve imparare la lezione dal vero disastro che l’ha quasi demolita”, dato che non potrà né reggersi a vita “sulle spalle della Bns” né diventare statale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter