Una transazione a nove cifre porterà parte della nuova divisione CS First Boston nelle mani dell’ex banchiere Michael Klein.
Domani per Credit Suisse (CS) sarà una giornata cruciale, forse la più importante dei suoi 167 anni di storia. Molto probabilmente confermerà il suo “annus horribilis”, segnato da una perdita annua di 7,5 miliardi di franchi. L’istituto bancario si prepara dunque a voltare pagina, lasciandosi alle spalle un anno caratterizzato da ristrutturazioni e cambio di gestione, nonché utili in profondo rosso, in un contesto di mercato debole e incerto.
Ultimo trimestre da incubo
Già tempo fa, Credit Suisse aveva reso noto che l’ultimo trimestre del 2022 aveva registrato ingenti perdite. A novembre era stata prevista un’ulteriore perdita ante imposte fino a 1,5 miliardi. E ora gli analisti di Awp se ne aspettano un’altra di simile portata. Senza dimenticare i 5,9 miliardi di franchi bruciati nei primi nove mesi del 2022.
L’attenzione degli investitori e degli esperti non sarà volta solo ai dati annuali, ma anche ai cashflow dell’ultimo trimestre, così come la liquidità della banca. Lo scorso autunno, a seguito delle voci diffuse sulla crisi, la banca aveva assistito a massicci deflussi di denaro. Frenati poi dalla stessa Credit Suisse, che però non aveva fornito informazioni in merito.
Progressi ristrutturazione strategica
Giovedì la banca dovrà rendere conto anche dei progressi compiuti con la ristrutturazione. A fine ottobre aveva annunciato che avrebbe tagliato un totale di 2’700 posti di lavoro, ovvero il 5% dei suoi dipendenti mondiali entro fine dicembre. e altri 9 mila posti di lavoro entro il 2025. Inoltre tra 2 anni, prevede di ridurre la sua base di costi del 15% ovvero 2,5 miliardi di franchi.
Elemento centrale della ristrutturazione, il ridimensionamento dell’investment Bank. A tal proposito, gli investitori sperano di poter cogliere qualche informazione in più. Soprattutto riguardo alle notizie trapelate dai media, in merito alla separazione e alla creazione di una nuova divisione, la CS First Boston (CSFB), in cui confluiranno le attività di capital markets e advisory.
Michael Klein diventa proprietario di Credit Suisse
Stando alle informazioni diffuse dalla stampa, una su tutte da Bloomberg, Credit Suisse vuole acquistare la società M. Klein & Co dell’ex membro del consiglio di CS, Michael Klein. Si parla di un investimento “a nove cifre”, ha riportato una fonte al Financial Times (Ft). Diventerà parte dello spin-off CSFB e si unirà alla futura boutique di investimento.
Per Klein si tratterebbe di un grosso colpo. L’ex banchiere M&A di Citibank potrebbe essere dunque a un passo da concludere un’acquisizione, asse portante del piano di ristrutturazione radicale dell’istituto bancario svizzero.
L’anno scorso, la dirigenza della banca aveva presentato un piano in cui era previsto che Klein diventasse amministratore delegato della CSFB e in cui si prevedeva l’unione tra la sua azienda e la futura attività di consulenza e mercati di capitali. Kein dunque sarà anche il futuro comproprietario dello spinoff. Le notizie che circolano in rete sostengono che anche il fratello Mark Klein, dirigente e azionista di M. Klein & Co, dovrebbe entrare a far parte di CSFB.
In Credit Suisse i dirigenti sono entusiasti di questa strategia. Ma pur sempre si tratta di uno degli ultimi assi nella manica da poter sfoderare. In pallio c’è il futuro della banca.
Ethos Foundation non è convinta
La mossa nelle scorse settimane ha suscitato diverse critiche da parte degli investitori. Uno fra tutti Vincent Kaufmann, ceo della Ethos Foundation, che rappresenta il 5% degli azionisti del Cs: «L’acquisizione dell’attività di Mr. Klein da parte del Credit Suisse, se confermata, solleva seri problemi in termini di corporate governace». Ethos pretende dunque massima trasparenza sulla transazione.
Il Ft riporta che Kaufmann ha dichiarato di non volere «sorprese di rilievo». «Lo scenario peggiore sarebbe se il consiglio di amministrazione fosse costretto a riconsiderare la propria strategia: sarebbe davvero catastrofico».
La Fondazione Ethos di recente si era anche opposta all’ingresso della Banca nazionale saudita nell’azionario dell’istituto. Tuttavia, all’assemblea generale, il 92% dei proprietari ha votato a favore dell’aumento di capitale e quindi anche a favore delle liquidità provenienti dal Medio Oriente.
Medio Oriente che sarà presente anche nella futura “boutique di investimento”. Tra gli investitori, le speculazioni parlano del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman o la società di investimento Apollo Global Management, che già detiene l’attività di cartolarizzazione ( Securitized Products Group, SPG) che il CS dovrebbe rilevare, scrive Awp.
Azioni in ripresa
Intanto dall’inizio dell’anno, le azioni di Credit Suisse sono tornate a salire dopo il minimo storico toccato a dicembre, quando un’azione valeva 2,79 franchi. Da allora sono risalite a circa 3,20 franchi. ll mercato nel suo complesso, misurato rispetto all’SMI, ha registrato un guadagno di circa il 5%, i titoli del Credit Suisse un aumento di circa il 16%. Nell’anno azionario 2022, tuttavia, i titoli hanno perso ancora quasi il 69%.
Declassamento del debito
Gli scivoloni dell’ultimo anno, hanno fatto declassare il debito dell’istituto bancario svizzero. Ora per il rating di S&P si trova un grandino sopra lo status di “junk”, ovvero spazzatura. Due sopra quello di Moody’s e Fitch che hanno un outlook negativo sul gruppo.
Se Credit Suisse dovesse scivolare ulteriormente e precipitare del non-investment grade, la ristrutturazione della seconda banca svizzera sarebbe messa a rischio. Si tratterebbe di un’ignominia che persino la Deutsche Bank era riuscita a evitare.
Non resta che aspettare domani, per capire meglio quale sarà il destino di Credit Suisse.
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