I tonfi registrati dalle criptovalute nei giorni scorsi, in modo particolare da Bitcoin, lasciano spazio a dubbi e perplessità circa la sicurezza di questo asset.
Nei giorni scorsi il valore di Bitcoin è crollato, raggiungendo valori che non si vedevano dal 2017. Un evento che ha portato con sé tante domande e che probabilmente ha confermato lo scetticismo che da sempre ha contraddistinto i tradizionali traders, i quali non vedevano nulla di promettente già alla nascita di questa valuta virtuale. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, poi, erano migliaia le donazioni effettuate al popolo ucraino in crypto, tanto è vero che il governo di Kyiv aveva pensato di legalizzarne l’uso. E ora invece, con il vento dell’inflazione e della recessione che soffia sull’economia mondiale, lo scenario appare ben diverso.
Bitcoin, un bene rifugio?
Quando si parla di Bitcoin occorre essere precisi. Secondo l’analisi di Money.it, il primo elemento da considerare, alla luce dell’andamento di questi anni, è la sua estrema volatilità che evidenzia il suo carattere speculativo. Di fatti, l’entità delle oscillazioni in termini percentuali sono assimilabili a quelle di un’azienda a bassa-media capitalizzazione.
Inoltre la sua performance altamente oscillante, che l’ha portato prima su del 70% e poi giù per altrettanti punti percentuale, ha messo in risalto caratteristiche assimilabili più al mercato azionario, piuttosto che al mercato valutario. Lo conferma quanto è successo la settimana scorsa, al momento del rialzo del tasso guida della Fed. Mentre il Bitcoin registrava il suo ennesimo tonfo, il dollaro arrivava a toccare i massimi dal 2002. Un fatto che mostra la vera natura speculativa di questo asset e che fa decadere le affermazioni secondo cui si tratti di uno “store of value” o addirittura una valuta rifugio.
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Bitcoin e il legame con la finanza tradizionale
L’esplosione del mercato crypto è nato in seguito alle politiche a tassi zero delle banche centrali. Dunque grazie alla liquidità a buon mercato offerta dal 2008 in avanti dai mercati tradizionali.
Di conseguenza, quando manca liquidità su scala globale, il flusso di volume sul mercato crypto diminuisce.
Situazione tecnica
Dal grafico mensile, risulta una situazione allarmante per Bitcoin. Si nota infatti, oltre al ribasso tecnico, una forte riduzione di liquidità da parte di investitori americani ed europei. Con l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, fino a qualche mese fa pari a zero, ora gli investitori prediligono destinare l’afflusso di valuta verso asset meno rischiosi, penalizzando quelli ad alto rischio, come per esempio le crypto.
In arrivo un nuovo inverno
Bitcoin negli ultimi tempi ha avuto una stretta correlazione con Nasdaq e le previsioni parlano di un biennio al ribasso, con pause intermedie. In questi giorni Bitcoin è sprofondato a quota 18’000-20’000, toccando i valori massimi del 2017. Quel che si attende, così come per i mercati azionari, è un rimbalzo a cui potremo assistere molto probabilmente nel corso dell’estate. Nonostante le previsioni parlino di mercati azionari e in generale di mercati di rischio al ribasso anche per l’anno a venire; dunque sulla stessa scia Bitcoin e crypto scivoleranno ancora verso nuovi minimi.
Cosa aspettarsi?
A livello tecnico, scrive Davide Pascucci, potremmo attenderci un rimbalzo fino area 25’000-30’000 a cui seguirà poi un trend ribassista. Per il 2023 ci si aspetta l’approdo in area 13’000-15’000.
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