Ospite della tavola rotonda nell’evento dedicato alla sicurezza delle postazioni di lavoro, il 4 ottobre all’Hotel Dante di Lugano, l’azienda di Mendrisio porterà la sua esperienza cominciata già quattro anni fa, sotto la guida dell’IT director Davide Ferrara.
Non poteva che trovarsi in prima fila anche stavolta: lei, che in Canton Ticino si distingue da sempre per approccio lungimirante e dedizione al personale, "best place to work" per anni di fila grazie all’attenzione posta sulla qualità della vita di dipendenti che per primi, in tempi ancora non sospetti e agende dettate dal Covid, sperimentavano lo smart working, gli orari flessibili, la mobilità sostenibile e altre parole via via divenute attuali. Adesso è il momento della cybersecurity, della digitalizzazione chiamata a confrontarsi con la privacy. Anche in questo caso, Sintetica ha precorso i tempi; e mentre tutti cominciano e si domandano cosa e come, l’azienda farmaceutica di Mendrisio si ritrova già con metà del lavoro fatto e tante idee ed esperienze alle spalle.
Un percorso cominciato nel 2019
Che proverà ad offrire il prossimo 4 ottobre, ospite dell’evento organizzato da Elmec Suisse con Moneymag.it dal titolo “Protezione dei dati e Cybersecurity: affrontare la sfida a partire dai device”. La sicurezza delle postazioni di lavoro, in parole più povere, sulla quale Sintetica ha voce in capitolo come mai nessun altro, da queste parti: perché ci lavora già da quattro anni, sotto la guida del corporate IT director Davide Ferrara, pronto a raccogliere la sfida di un programma pluriennale avviato nel 2019 allo scopo di allineare il gruppo alle richieste di un’epoca moderna. Perché, è evidente, «più ci si digitalizza, più ci si espone a rischi - osserva Ferrara - Fin da allora, era chiaro che la cybersecurity sarebbe diventata un tema su cui porre massima attenzione».
La vulnerabilità nei comportamenti umani
Da affrontare inoltre da diverse prospettive, nelle sue molteplici sfaccettature che la rendono un argomento troppo complesso, nella percezione di chi la affronta per la prima volta. «Nella percezione collettiva, si tratta di una questione squisitamente tecnica, di responsabilità esclusiva dell’IT department, ma questa è una visione parziale e scorretta - riflette Ferrara - La cybersecurity coinvolge le aziende a 360 gradi e, anzi, spesso la vulnerabilità si riscontra non nel sistema, ma nel comportamento delle persone: per esempio, in modo in cui si comunica con l’esterno, come ci si rapporta ai fornitori».
Poca consapevolezza del rischio
L’allusione è alla cosiddetta awareness digitale, dove la sicurezza del dato non può prescindere da una presa di coscienza da parte degli individui che ne sono attori. Sotto questo aspetto, due sono le strade da seguire. «In primis, bisogna fare formazione: il rischio è ovunque, ma manca ancora la giusta consapevolezza di essi, dunque è bene indirizzare i comportamenti nel senso adeguato. Ma c’è anche un aspetto non trascurabile di policy aziendale. La cybersecurity è qualcosa che in un certo senso va a intaccare la cultura e le abitudini di un’azienda. Le restrizioni introdotte, come possono essere il cambio frequente della password o la doppia autenticazione, vengono vissute come un’incombenza eccessiva».
La resistenza al cambiamento
Ed è così che si arriva a sperimentare qualche resistenza: «Di vario tipo. La cybersecurity è un argomento "disruptive", che richiede un importante lavoro di preparazione a monte, con corsi e momenti di riflessioni che amplino i punti di vista. Fondamentale, però, anche il lavoro sul campo: perché la teoria, da sola, non basta. Una volta messi di fronte alla pratica, si potrebbe incontrare ancora qualche atteggiamento ostile».
Non è la tecnica ad essere un problema
Insomma, sembra un paradosso, ma in questo processo la parte tecnica «è quella più semplice. Difficile è invece accompagnare l’azienda nel suo percorso di cambiamento». Meglio dunque «non essere promotori unici, ma godere di un appoggio più largo e lavorare in team». In un’azienda come Sintetica, dove ciò che pare utopia è invece prassi da tempo, consuetudine, la via è già spianata. «C’è anche da dire che il settore farmaceutico è più abituato a seguire modelli di compliance e c’è una maggiore sensibilità al tema».
Un aggiornamento senza fine
La strada resta a ogni modo ancora lunga: anche perché, a ben guardare, fine non c’è. Piuttosto, continuo aggiornamento, adeguamento a standard in costante revisione, chiamati ad assecondare la velocità dei cambiamenti tecnologici. «È un ciclo che non si chiude e che ha bisogno di continuo monitoraggio e verifiche». Appuntamento alle 18.30 all’hotel Dante di Lugano, per una tavola rotonda in cui confrontarsi, a questo proposito, su “La cultura aziendale come fattore di crescita e competitività per l’impresa".
Il video integrale del convegno
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