Nelle prossime due settimane si raggiungerà il picco dei contagi. Una sfida per le Poste svizzere, chiamate a fare i conti con le quarantene sempre più numerose del personale che minacciano il servizio: "Ce la faremo"
Due anni in perenne stato di emergenza, ogni giorno a sperare di riuscire a garantire un servizio messo quotidianamente a repentaglio dal Coronavirus. E, ora, la resa dei conti. Nei prossimi giorni, la Posta svizzera - che ne 2021 ha registrato il picco di consegne - potrebbe trovarsi ad affrontare una crisi senza precedenti, a causa del numero di contagi da variante Omicron che, particolarmente infettiva, ha decimato il personale e non smette di crescere. Nelle prossime due settimane, si stima, dovrebbe raggiungere il picco.
Pronto un piano di emergenza
"I piani di emergenza sono pronti", dichiara Stefan Luginbühl, responsabile del nucleo di crisi di Servizi logistici della Posta, che prova anche a tranquillizzare: "La situazione non sembra più così drammatica, la curva del personale assente segue attualmente una tendenza al ribasso". Consapevole, però, che sarebbe contrario al buon senso "abbassare la guardia. La pandemia ci ha insegnato sin dall’inizio che le brutte sorprese sono sempre dietro l’angolo - riflette - Le cose possono cambiare molto più rapidamente del previsto".
Tutti per uno, uno per tutti
Ecco dunque che la Posta è pronta ad appellarsi a quello spirito di squadra che, garantisce Luginbühl, finora ha ridotto al minimo i disservizi. "Riusciamo ancora a ovviare alle assenze delle collaboratrici e dei collaboratori grazie a uno sforzo collettivo - spiega, provando a entrare nel dettaglio - Se ad esempio manca la persona che si occupa di un dato giro di recapito, quest’ultimo viene suddiviso tra altre due persone dello stesso team. Nelle filiali intervengono collaboratrici e collaboratori provenienti da altre sedi. Presso AutoPostale anche i membri dei quadri che hanno svolto la formazione di guida necessaria si mettono al volante e nei centri pacchi collaboriamo strettamente con agenzie interinali".
Ogni Cantone fa storia a sé
Un’ottimizzazione delle risorse disponibili ad adeguarsi a situazioni in continua evoluzione, differenti nei numeri a seconda sia del momento ma anche del luogo. "Nelle ultime settimane le condizioni erano più critiche nella Svizzera romanda o centrale rispetto ai cantoni orientali. La cosa più importante, però, è che siamo in grado di adempiere il nostro mandato e garantire i servizi della Posta". Obiettivo al quale concorre una pianificazione predisposta per affrontare "scenari worst case", attualmente nel cassetto ma pronta a essere subito tradotta in atto qualora le cose dovessero peggiorare. "Cosa possiamo fare se ad esempio non è più possibile consegnare puntualmente lettere e pacchi? E se l’esercizio di un centro lettere o pacchi non può più essere garantito?", si domanda Luginbühl e non risponde. Garantisce solo, senza offrir dettagli, che le idee ci sono e chiare. Spera di non essere costretto a rivelarle mai. Vorrebbe dire che il peggio è alle spalle, la pandemia finalmente conclusa e allora "che cosa farò per prima cosa? Non mi sono ancora posto la domanda". Poi cede, ride, sdrammatizza. "Operiamo in modalità di crisi da ormai quasi due anni, trovare il tempo per riposarsi regolarmente è più importante che mai. Non mi dispiacerebbe certo farmi una bella dormita, per una volta!"
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