Già nel 2021 l’export aveva toccato i valori del boom 2018: un trend destinato ora a proseguire, secondo il sondaggio di Switzerland Global Enterprise e il barometro di Credit Suisse. A dispetto della pandemia e con qualche sorpresa sui mercati.
Nemmeno Omicron riuscirà a rallentare la ripresa inarrestabile delle esportazioni elvetiche, che già nel 2021 avevano smentito i timori legati agli effetti della pandemia. Il boom prosegue inflessibile e il 2022 potrebbe essere anzi un anno senza precedenti, sulla base degli auspici delle imprese svizzere: intervistate da Switzerland Global Enterprise, hanno dichiarato in due casi su tre di attendere un incremento importante nel primo semestre. Ottimismo confermato peraltro dal barometro di Credit Suisse, secondo cui la domanda estera è ancora in netta salita.
Il declino della Cina: meglio il Qatar
A far ben sperare è il fatto che i numeri confermino un trend positivo all’interno di un quadro che però sta inesorabilmente mutando. Chi crede sia ancora la Cina a farla da padrona deve ricredersi: la Svizzera può contare su una robusta clientela in Germania e negli Stati Uniti, mentre l’Oriente, che pure ancora mantiene un posto di rilievo, perde lentamente posizioni. Guadagnate, di contro, dai Paesi del Golfo, che esercitano una fortissima attrattiva sulle imprese locali: il 14% spera di poter conquistare mercato in Qatar, Oman, Kuwait e Bahrain; l’11% punta agli Emirati Arabi Uniti e un buon 6% vorrebbe insediarsi in Arabia Saudita.
L’incognita del fermo produttivo
Lo spettro del Covid resta comunque sullo sfondo e non lascia indifferente l’industria svizzera, preoccupata da un possibile fermo produttivo nei prossimi mesi. Due aziende su tre, conferma il sondaggio dello Swiss Purchasing Managers’ Index, non nascondono pessimismo e si preparano a far fronte a una situazione sfavorevole per il commercio, a seguito di possibili restrizioni di viaggio, difficoltà di approvvigionamento dei materiali e una pianificazione destinata a rimanere nell’incertezza. Chi opera nell’elettronica allunga addirittura i timori fino al 2023.
Eliminare i "colli di bottiglia"
"Sarà decisiva la rapidità con cui le capacità di produzione e trasporto globali potranno essere nuovamente potenziate dopo la pandemia per eliminare gli attuali colli di bottiglia nell’approvvigionamento", afferma Andreas Gerber, Head of Corporate Clients Switzerland presso Credit Suisse, rilevando le fragilità di una condizione che "beneficia del continuo buon umore nei mercati industriali delle più importanti destinazioni di esportazione della Svizzera".
Nuovi mercati a lungo termine
"È impressionante la rapidità con cui le esportazioni si sono riprese dalla crisi causata dalla pandemia e come ora siano persino riuscite a crescere di nuovo ai massimi livelli", riflette Alberto Silini, Head of Consulting di Switzerland Global Enterprise (S-GE), mettendo però in guardia sulla conquista di nuove frontiere - "Le condizioni quadro sono cambiate in molti Paesi. Gli ingressi su nuovi mercati dovranno quindi essere ben preparati per potersi affermare a lungo termine, specie in quelle regioni del mondo dove le imprese non hanno ancora acquisito una propria esperienza".
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