I primi mesi con Musk al "potere" non sono stati facili sia per i dipendenti che per gli utenti della piattaforma che cinguetta. Venerdì, il miliardario ha dato il meglio di sé sospendendo gli account di diversi giornalisti.
Da quando Elon Musk si è appropriato di Twitter molto è cambiato. Licenziamenti di massa e conseguenti successive dimissioni volontarie da parte dei dipendenti, non hanno lasciato tranquilli gli utenti della piattaforma che cinguetta che hanno pensato bene di creare degli account di backup sulla concorrente Mastodon, con il timore che il social network, rimasto senza ingegneri, crashasse
Da ultimo venerdì sono stati sospesi anche degli account di giornalisti, ripristinati poco dopo a seguito di un’ondata di proteste. Si tratta di Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della Cnn, Drew Harwell del Whashington Post, Matt Binder di Mashable, Micah Lee di Intercept. Oltre a quelli dei reporter indipendenti Aaron Rupar, Keith Olbermann e Tony Webster. Senza ricevere alcun preavviso e alcuna spiegazione. Ciò che accomunava tutti è l’aver criticato Elon Musk e le sue ultime scelte in materia Twitter.
Poco dopo, il signor Tesla si è di fatto poi autodenunciato con un tweet, svelando al mondo la motivazione della sua azione. In un sondaggio in cui chiedeva ai suoi oltre 122 milioni di followers se doveva togliere subito la sospensione a chi lo geocalizza oppure tra un po’ di tempo. Alla domanda hanno risposto quasi 4 milioni di utenti decretando per il 58,7% l’immediata riattivazione degli account.
Nello stesso giorno è sparito anche l’account di Mastodon, la piattaforma dove diversi utenti Twitter si sono rifugiati per ripararsi dalle decisioni improvvise di Musk. Così come l’account dello studente che tracciava il kest di Musk, @ElonJet.
Unsuspend accounts who doxxed my exact location in real-time
— Elon Musk (@elonmusk) December 16, 2022
Libertà di parola o dittatura?
Alla faccia della libertà di parola, tanto decantata in fase preliminare alla trattativa di acquisizione, quando Musk aveva detto di sperare che «persino i miei critici peggiori restino su Twitter, perché questo è ciò che si significa libertà di parola». Ora è Musk a decidere chi deve essere bloccato.
Da quando è arrivato a Twitter i cambiamenti sono stati molti e tutti repentini. Dall’ondata di licenziamenti, a condizioni lavorative drasticamente peggiorate. E ora, probabilmente facendosi un esame di coscienza e rendendosi conto della perdita di popolarità subita negli ultimi mesi, ha deciso che è arrivato il momento di mettersi in discussione. Nelle ultime ore ha infatti pubblicato un altro sondaggio in cui chiedeva: “Dovrei dimettermi da capo di Twitter? Mi atterrò ai risultati di questo sondaggio”. Il risultato dato da più di 17 milioni di voti ha decretato che sì, gli utenti vogliono che Musk non metta il becco nelle questioni che riguardano la piattaforma social. Staremo vedere ora come agirà, mal che vada potrà sempre bloccare “17 milioni di utenti”. Ad ogni modo, rumours dicono che si sia incontrato con Jared Kushner, il genero di Donald Trump, sostenendo che sarà lui il nuovo ceo.
Should I step down as head of Twitter? I will abide by the results of this poll.
— Elon Musk (@elonmusk) December 18, 2022
Quel prefisso ucraino sparito
L’altra questione controversa riguarda il prefisso telefonico ucraino “+380” che non viene più riconosciuto né per creare un nuovo account a Twitter né per verificare il proprio account. A darne notizia per prima United21.media, una piattaforma digitale legata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e cuore della raccolta fondi, pubblicando proprio in un tweet lo screenshot che indica l’assenza del prefisso del Paese tra gli altri, scrivendo: “Per noi è vitale continuare a mostrare al mondo quel che sta accadendo nel nostro Paese” e invitando Musk a porre rimedio. Ukraine Today aggiunge inoltre che il social network di Musk ha limitato anche la creazione di nuovi account: non è più possibile specificare il numero “+380” durante la creazione di un account. Lo abbiamo provato a fare anche noi, ed effettivamente è così.
Andddddddd we're back in the list, thank you.
How are all the other issues you guys reported––in relation to Ukrainian numbers on Twitter––doing? pic.twitter.com/i2fXoYpNPL
— UNITED24.media (@United24media) December 14, 2022
Dai trend di Twitter è inoltre scomparso “War in Ukraine” secondo Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri di Zelensky che ha sottolineato come ci sia stato “un radicale ridimensionamento della copertura dell’aggressione russa”, oltre a denunciare la scomparsa del prefisso per autenticare gli account ucraini. “Mi chiedo se ci saranno mai dei Twitter Files sull’autunno/inverno2022”, ha concluso Podolyak, riferendosi alla campagna di denuncia contro il pregiudizio liberal del social sotto la vecchia gestione.
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Musk finanzia internet agli ucraini
Un comportamento anomalo se si pensa che lo scorso novembre Elon Musk, proprietario della rete satellitare di comunicazione Starlink, aveva deciso di farsi carico dei costi milionari per l’impiego della sua rete di satelliti che garantiscono internet allo stato di Kiev, dichiarando dal suo account: “Al diavolo! Anche se Starlink perde i soldi mentre altre compagnie guadagnano miliardi dai contribuenti, continueremo a finanziare il Governo ucraino gratis”.
Problemi con i provider?
Da cosa potrebbe essere causato allora? Domenica scorsa Musk aveva annunciato che i bot avrebbero riservato delle novità, senza spiegare a cosa si riferisse con il termine “sorpresa”. Fatto sta che ha bloccato il traffico di 30 provider in tutto il mondo, sacrificando maggiormente la regione Asia-Pacifico. Poco dopo il social è stato sbloccato e gli operatori hanno potuto confermare che i problemi insorti erano stati causati dal cambiamento della configurazione degli accessi. Ma il problema, di fatto non è stato risolto per l’Ucraina.
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